D'altra parte, però, lo scenario dell'immaginario è fecondo: da una Licia Troisi che
sbanca nel fantasy e mette su una sorta di blog su Facebook ai Connettivisti della fantascienza. Cosa ne pensi? Solo mode?

Non sono soltanto mode ma il sintomo che qualcosa si sta muovendo in senso positivo, che esistono istanze di rinnovamento da accogliere e valorizzate. Per fare questo, però, c’è bisogno di editori illuminati, perché i lettori non mancano, a dispetto delle statistiche che li vedono in calo a causa della crisi economica. Non sarà invece perché il prodotto immesso sul nostro mercato comincia a essere stantio?

Altra deriva del momento, reinterpretare romanzi storici in chiave fantastica. Orgoglio, pregiudizio e zombies. Tu come vedi queste operazioni?

Ben vengano. Nel campo della letteratura è ammessa la sperimentazione, quindi non solo la libertà di creare opere nuove, ma anche quella di reinterpretarne di vecchie. Spero che da noi qualcuno abbia il coraggio di reinterpretare I Promessi Sposi e che trovi un editore coraggioso. Quante vestali si strapperebbero la tunica?

Cosa pensi delle altre ucronie di ambientazione romana uscite negli ultimi tempi, Romanitas della McDougall e Roma Eterna del grande Silverberg?

Buoni lavori, con un solo difetto: sono opere di autori stranieri. In Italia esiste un grosso sommerso per quanto riguarda l’ucronia; scopriamo e valorizziamo i nostri scrittori.

Dalla dimensione parallela di Occidente, ai viaggi nella romanità alternativa, ai fumetti. Cosa ci riserbi per il futuro?

Se Imperium Solis riscuoterà il consenso dei lettori, penso a una nuova trilogia. Ho già messo giù il soggetto dei prossimi due romanzi. L’ultima parola spetterà però all’Editore.

Torno a bomba sulle tue prime opere con una piccola provocazione: se Romano Tebaldi vedesse il Gianfranco Fini di oggi, come lo giudicherebbe?

Ne parlo in Occidente e in Attacco all’Occidente. Cosa ne pensa Tebaldi è scritto a chiare lettere. In ogni caso tengo a precisare che l’intento della trilogia di Occidente non è politico. Uno scrittore non deve essere di parte, né tantomeno conformista. Ti ripeto un concetto che ho già espresso in altre interviste: secondo me un uomo di parte è soltanto una parte di uomo.