Rumore di esplosioni in lontananza. Le minatrici proseguivano il loro cammino di distruzione nei quartieri est. La guerra ora, sembrava combattuta altrove, quasi in un’altra dimensione.Un sole ciclopico era sceso tra i palazzi e sembrava voler tramontare in pochi secondi annegando col suo rosso d’uovo l’intera città martoriata. Fantasiosi animali di fumo acre infestavano le strade addentate dai mortai, colme di crateri come occhi pieni di lacrime fatte di corpi carbonizzati. Fissavo quei cadaveri e avevo l’impressione che si muovessero ancora. Che tremassero. Sussulti del terreno provocati da bombe o proiettili d’artiglieria esplosi da qualche parte.
Poi ad un tratto la terra sotto i nostri anfibi prese a tremare diversamente, in modo prolungato, come una scossa sismica di lunga durata.
A poche decine di metri il manto stradale lastricato di macerie si gonfiò davanti ai nostri occhi, sollevandosi di almeno un paio di metri; l’asfalto si spaccò come la crosta di un dolce lievitato a dismisura. Alcuni di noi persero l’equilibrio e caddero a terra. Un artropode sbucò dalla strada creando una cascata di terra e pezzi d’asfalto. Aiutammo i nostri compagni rialzarsi, senza riuscire a staccare gli occhi pieni di terrore dal mostro meccanico: si trattava di una minatrice di piccole dimensioni, armata di un mitragliatore pesante binato.
- Ragazzi, filiamocela da qui, e alla svelta!- disse Mohamed.
Cercammo di coprire la nostra fuga sparando raffiche laser contro il muso della macchina, mentre usciva lentamente dal cratere che aveva generato, artigliando ciò che rimaneva della strada: non riuscimmo neppure a scalfire la sua corazza cachi. Corremmo a perdifiato verso la posizione della nostra unità, stupiti di un’inaspettata agilità della minatrice che ci inseguiva.
Trovammo Fares che già dirigeva la sua orchestra preparandosi ad accogliere la macchina da guerra dietro di noi, ma stavolta non sarebbe stato facile come far saltare in aria una coppia di batterie laser.
- Maledizione, come abbiamo fatto a non rilevare la presenza di quella fottuta tarantola? - abbaiò il tenente sputando sul selciato.
- Non lo so Marmo! So soltanto che il nostro armamento non ci serve a un accidente contro l’assalto di una minatrice! - rispose il suo vice malmenato dall’angoscia. - Occorre richiedere un bombardamento microchirurgico!
- Sai bene che è inutile, Amir: i caccia bombardieri sono impegnati altrove e non hanno tempo per noi. Dovremmo cavarcela con ciò che abbiamo-.
Ci avevano colti di sorpresa, come dei principianti e ora avremmo pagato le conseguenze. L’unica risorsa a disposizione per combattere almeno alla pari, era il nostro automa da combattimento, e fu proprio quello il primo bersaglio della macchina da guerra nemica: col mitragliatore pesante binato aprì il fuoco sul Bambino mettendo fuori uso l’autocannon prima che riuscisse a sparare un solo colpo.
Fu in quel momento che due squadre di granatieri in armatura potenziata approfittarono della copertura offerta dalla minatrice per sbarcare dal mezzo, e il fuoco dei loro potenti fulminatori automatici si aggiunse subito a quello del mitragliatore binato.
Tornò il caos.
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