Negli anni ottanta i Visitors hanno rappresentato una tappa molto importante per la fantascienza televisiva, raggiungendo un vastissimo successo in tutto il mondo, compreso il nostro paese, dove la serie trasmessa da Canale 5 ottenne dei veri e propri record d’ascolto per l’allora quasi neonata televisione privata. Dopo ventisei anni i Visitors tornano sui teleschermi americani con "V" un remake prodotto per la ABC che cerca di aggiornare quella che fu la miniserie originale filtrandola attraverso una visione post-11 settembre e contemporanea.
La storia è esattamente come se la possono ricordare gli ultratrentenni e narra del conflitto che viene a crearsi tra i terrestri e una razza aliena di rettiloidi che, assumendo sembianze umane, sbarca sul nostro pianeta con ventisei astronavi proponendosi come una sorta di panacea per tutti i mali dell’umanità, ma le cui reali finalità sono quelle di dominazione e sfruttamento.
Al timone dell’operazione troviamo quella vecchia volpe di Scott Peters, ben noto agli amanti della fantascienza per aver prodotto e scritto serie come 4400 e Outer Limits. Peters ha formato un cast di attori prelevandoli da molte tra le più famose serie sci-fi degli ultimi anni. Troviamo infatti Elizabeth Mitchell (la Juliet di Lost) che interpreta il ruolo della protagonista Erica Evans, un’agente dell’FBI che si occupa di antiterrorismo e che nel corso delle sue investigazioni si imbatte nel nucleo della “resistenza” agli alieni. Al suo fianco troviamo la bellissima Morena Baccarin (l’Inara di Firefly/Serenity e la Adria di Stargate), che si cala con abilità nell’inquietante ruolo di capo supremo degli alieni riuscendo alla perfezione a brillare di una luce oscura. L’indimenticato Tom Baldwin di 4400, l’attore Joel Gretsch, è invece un prete cattolico che al pari di Erica Evans diventerà una delle colonne della resistenza. Quello che fu più o meno il ruolo dell’alieno buono, che nella serie originale era interpretato da Robert Englund (il famoso Freddy Kruger di Nightmare), è ora di Morris Chestnut, un alieno che, infiltratosi da anni nella società terrestre, si innamora di un essere umano e decide di combattere i piani d’invasione della sua razza.
I Visitors, sia nella serie originale che in questo remake, rappresentano un buon esempio di fantascienza sociologica, le corde che vanno a toccare infatti passano per temi molto vicini alla sensibilità sociale mondiale quali la sicurezza, il sistema sanitario universale e la pace globale, pagati al prezzo della libertà e dell’identità. La cieca devozione popolare che viene a formarsi è plasmata dai mass-media manipolatori di coscienze e dai Visitors, affascinanti politici mesmerizzanti, aspiranti divinità. Proprio per questo in America si è sviluppata una polemica, rimbalzata anche dal Washington Post e dal Chicago Tribune, secondo la quale la serie possa essere considerata una sorta di critica all’Obama-mania, proprio perché tra i cavalli di battaglia di Obama c’è il sistema sanitario e perché molti degli slogan degli alieni ricalcano in maniera sinistra quelli usati dal neo-presidente in campagna elettorale. Qualcuno ha fatto notare anche la curiosa coincidenza tra la data di trasmissione del pilot e il giorno dell’anniversario dell’elezione del Presidente.
Ma tante illazioni e polemiche sono forse il frutto del successo ottenuto da questo pilot che pur non raggiungiungendo certo i fasti della premiere della serie originale del 1983 con i suoi 40 milioni di telespettatori, ha sfornato comunque un ottimo 14,3 milioni che rappresenta il più grande successo della stagione per una serie sci-fi.
Dal punto di vista qualitativo, Visitors 2009 è realizzato in maniera molto professionale: effetti speciali, sceneggiatura e recitazione sono di prim’ordine. La sensazione però di trovarsi di fronte a un dejà-vu un po’ asettico è molto forte. A differenza infatti di un altro remake di una gloriosa serie del passato come Battlestar Galactica, dove la sensazione di novità e una sorta di “sense of wonder” era presente anche per coloro che erano fan della vecchia serie, in Visitors si ha invece l’impressione che la trama ripercorra sin troppo fedelmente analogie e passi della miniserie originale, senza una propria autonoma e vitale identità.
In sostanza, almeno per questo pilot, “V” brilla, ma non di vita propria.
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