A prima vista non sembrerebbe, ma Futuro in trance, uno dei (purtroppo) pochi romanzi di fantascienza di Walter Tevis, parla dell'estinzione della razza umana.
E' vero che non ci sono state guerre, invasioni aliene, pandemie o catastrofi cosmiche a mettere in pericolo l'esistenza dell'uomo, ma in questo caso la fine del mondo non arriva con uno schianto, ma con un piagnisteo.
Centinaia di anni e innumerevoli eventi sono trascorsi dai nostri giorni, siamo nel 2467, ma pochi conoscono la data, visto che non si contano più gli anni, molte delle cose che diamo per scontate sono andate perse, tra cui l'arte della lettura.
Il mondo del futuro è in mano ai robot, che provvedono alle attività produttive e direttive, sollevando l'umanità dalle fatiche e dalle responsabilità, un antico sogno che si avvera, gli uomini sono ben distanti dalla felicità.
La gente del futuro si imbottisce id droghe e di televisione, nonostante questo i suicidi rituali sono in aumento, non nascono più bambini, e la popolazione mondiale sta diminuendo rapidamente: sembra che nel mondo futuro il gusto della vita sia scomparso.
Sullo sfondo di questo scenario desolante facciamo la conoscenza con Robert Spofforth, l'ultimo robot serie nove ancora esistente, Paul Bentley, professore universitario che riscopre la lettura, e Mary Lou Anne, una ragazza che rifiuta le droghe e i tranquillanti.
Vetta della tecnica cibernetica, Spofforth è stato creato con un fisico perfetto e immortale, ma privo dell'apparato sessuale, con il cervello che replica un modello umano e,a differenza degli altri serie nove, incapace di uccidersi.
Paul Bentley, insegnante in una "università" dell’Ohio, scuola che non deve insegnare un bel niente a studenti che vengono per non imparare niente, apprende per caso a leggere, e propone a Spofforth, che tra le altre cose è rettore dell'università di New York, di reintrodurre l'insegnamento della lettura.
Il robot rifiuta, ma inizia a tenere Bentley sotto controllo, e quando questi conosce Mary Lou, disadattata che vive allo zoo, decide di interrompere la convivenza tra i due, destinando il professore al carcere e prendendo la donna a vivere con sé, inseguendo il sogno di un amore impossibile.
Pubblicato nel 1983 nella collana Narrativa di anticipazione dell'Editrice Nord con il titolo Solo il mimo canta sul limitare del bosco (titolo che preferisco allo scialbo Futuro in trance) questo romanzo non ha assolutamente risentito dello scorrere del tempo: in poco più di trecento pagine si dipana una vicenda tutto sommato lineare, ma dove ogni frase, ogni parola hanno un loro significato.
L'asse portante del romanzo è la maturazione di Bentley, catalizzatore che mette in contatto Spofforth e Mary Lou, e vive una serie di avventure che lo portano a comprendere come il suo desiderio di felicità possa essere soddisfatto.
Dalle sue esperienze il professore comprende che la Cortesia Obbligatoria, l'ossessione per la Privacy e il "sesso svelto" hanno condotto lui e l'intera umanità in un terribile vicolo cieco: non fare domande e rilassarsi ha fatto scomparire i conflitti, ma ha portato a una felicità artificiale, che nasconde una terribile solitudine.
E proprio dal riscoprire come cancellare il contatto umano sia stato un terribile errore, nasce in Bentley il doppio desiderio di amare ed essere amato, una scoperta straordinaria, considerato che nessuno gli aveva neanche spiegato il significato della parola amore.
Non sono da meno le figure di Spofforth, solitario essere perfetto e incompleto, un androide che pilota l'umanità seguendo il suo desiderio di morte, e Mary Lou, disadattata ma in realtà ultima donna libera rimasta sulla Terra, legati dal filo rosso di un lontano ricordo.
Se a questo punto state iniziando a pensare che questo romanzo sia un noioso trattato filosofico siete fuori strada, la storia corre appassionante, verso un finale di straordinaria forza, toccando le corde del nostro animo quasi con noncuranza.
Una nota di plauso per la copertina, oltre a essere molto bella racchiude l'intero romanzo in una sola immagine, completano il volume l'interessante postfazione di Giuseppe Lippi (da leggere dopo il romanzo) e la bibliografia di Tevis, a cura di Ernesto Vegetti.
Walter Tevis è nato il 28 febbraio 1928 a San Francisco, dopo un'infanzia difficile prestò servizio militare nella marina statunitense per due anni.
Dopo essersi laureato all'università dello Iowa in lingua e letteratura inglese ha insegnato all’università dell’Ohio, debuttando con il racconto La seezza della quasità (Ifth of Oofth, 1957) sulle pagine di Galaxy, ma il successo arriva con il primo romanzo, Lo spaccone (The hustler, 1959), celebre storia portata sul grande schermo da Rober Rossen.
Anche il suo secondo romanzo, L'uomo che cadde sulla Terra (The man who fell to Earth, 1963), questa volta un'opera di fantascienza, divenne un film di successo.
Tevis conobbe un periodo di crisi, dovuto a problemi di alcolismo, ma seppe riprendersi e scrisse altri ottimi romanzi di fantascienza e mainstream, come Futuro in trance e La regina degli scacchi (The Queen's Gambit, 1983).
Walter Tevis ci ha lasciato il 9 agosto 1984.
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