Se anche lo avessero fatto, non avrebbero vinto la guerra perché l’Islam esisteva da millenni e non sarebbe mai morto, né la sua collera avrebbe potuto essere sedata in nessuna maniera. Ma non sarebbe mai avvenuto nulla del genere, perché la codardia delle Nazioni Unite lo avrebbe impedito…
Una mano insanguinata sbucò dalle macerie. Sollevò un altro sasso e lo gettò via: finalmente si vedeva la luce del sole.
Khalid fece forza sulle proprie braccia e allargò il pertugio di quel tanto che bastava per farlo uscire da lì. Mise fuori la testa e annaspò: aveva creduto di morire soffocato, lì sotto.
Si prese ancora qualche secondo per respirare un po’ d’aria, dopo esser stato costretto a insozzare i propri polmoni di polvere di cemento per chissà quante ore, poi ricominciò a scavare nel pietrame che continuava a ricoprirlo quasi per intero. Non poteva permettersi di riposare: in qualsiasi momento ci sarebbe potuto essere un nuovo crollo e, se nel frattempo avesse perso i sensi, Khalid sarebbe morto intrappolato sotto le rovine.
Era troppo vicino alla salvezza per arrendersi.
Raccolse le energie residue e strisciò attraverso il varco che si era aperto. Un ultimo sforzo e fu fuori.
Si sentì sollevato: la prigionia nella tomba di intonaco dalla quale era appena evaso era stata un incubo e forse il peggio era passato. Ora si trattava solo di cercare qualcuno in grado di aiutarlo: le sue mani erano completamente insanguinate, doveva avere anche qualche falange rotta; sapeva di avere un taglio sulla fronte, ma probabilmente se la sarebbe cavata con qualche punto di sutura. Fu quando tentò di alzarsi in piedi che si accorse che le cose erano più gravi di quanto pensasse: sotto il palazzo, Khalid aveva lasciato la propria gamba destra.
Sconvolto, gemette con tutto il fiato che aveva in corpo, fino a sentire la gola esplodere in mille pezzi. Nessuno si avvicinò per aiutarlo; si sentì impallidire come se l’ultimo alito di vita lo stesse abbandonando e gli parve di non potersi impedire di svenire. Ma Khalid non poteva cedere così… Si costrinse a rimanere sveglio e lucido: non voleva soccombere là, dissanguato in mezzo a una strada diroccata come un cane bastardo. Forse, se si muoveva, aveva ancora una speranza.
Guardò con angoscia la sua menomazione. Non sentiva dolore, ma solo una sensazione di strano calore, come fosse stato immerso in una vasca d’acqua bollente. Si strappò un pezzo della camicia già lacerata per farne un rudimentale tampone per bloccare l’emorragia della gamba monca. Fece una fasciatura stretta, ma la parte rimanente della gamba aveva perso ogni traccia di sensibilità. La stoffa si impregnò immediatamente di sangue, poi il flusso ematico parve diminuire. Quella medicazione di fortuna non era il massimo, ma come rimedio provvisorio era pur sempre meglio di niente.
Ora però Khalid doveva trovare il modo di alzarsi in piedi: accasciato a terra non poteva vedere com’era la situazione attorno a lui e non era in grado di capire se c’era qualcuno nei paraggi che potesse soccorrerlo.
Notò un’autovettura poco lontana, capovolta, ridotta ormai ad un mucchio di lamiere piegate dal quale penzolava un paraurti quasi integro. Khalid strisciò faticosamente fino a lì, poi allungò le mani verso il paraurti e lo staccò definitivamente dalla vettura, incurante delle dita che gli dolevano. Fece leva sulla stampella improvvisata e si sollevò. Provò a muovere un passo: il sostegno sembrava abbastanza solido da consentirgli di farne affidamento senza troppe remore.
Alzò lo sguardo e per un attimo provò la stessa sensazione di soffocamento di quando era schiacciato sotto le macerie. Nulla era integro: ciò che restava del mondo di Khalid erano solo cumuli di pietre e cadaveri. La devastazione pareva non terminare nemmeno al di là del campo visivo di Khalid: possibile che si estendesse al di là di ogni orizzonte, inglobando l’intero Afghanistan e magari attraversando i mari per raggiungere le zone più remote del mondo? Il terremoto, così veemente e improvviso, aveva polverizzato tutto, come fosse stata la più tremenda delle punizioni divine al male degli uomini.
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