Come spesso accade, alcuni scrittori di fantascienza l'avevano ipotizzato. P.K. Dick ci ha costruito famose ucronie. Altri, film culto come Donnie Darko. Ci troviamo a vivere in uno dei tanti universi paralleli. Più esattamente quel "tanti" è un numero circa pari a: 10^10^16. Ma la cifra potrebbe essere maggiore se non avessimo come limite noi stessi, il nostro encefalo.
"Abbiamo scoperto che il limite massimo per la determinazione del numero delle differenti geometrie distinguibili a livello locale è determinato in gran parte dalla nostra abilità di distinguere tra universi diversi e ricordare i nostri risultati" affermano i fisici russi Andrei Linde e Vitaly Vanchurin, entrambi ricercatori alla Stanford University in California.
La cosa interessante è che le proprietà dell'osservatore diventano un fattore importante a causa del limite delle quantità di informazioni che possono essere contenuti all'interno di qualsiasi dato volume di spazio, un numero noto come limite di Bekenstein, e dai limiti del cervello umano.
Linde e Vanchurin ci dicono che la quantità totale di informazione che può essere assorbita da un individuo nel corso della sua vita è di circa 10 ^ 16 bit. Così un tipico cervello umano può contenere al massimo 10 ^ 10 ^ 16 configurazioni e quindi non potrebbe mai distinguere più di quel numero di universi. Quindi il limite non dipende dalle proprietà del multiverso, ma dalle proprietà dell'osservatore.
Non è una novità, sappiamo bene anche che l’osservatore, nella sua azione, modifica l’oggetto che osserva (il principio di indeterminazione di Werner Heisenberg poteva essere interpretato come l'impossibilità di descrivere in modo completamente oggettivo un esperimento, in quanto chi osserva modifica l'esperimento stesso. Come ormai ci insegna anche il Grande Fratello...).
Forse possiamo anche affermare che viviamo in un universo di universi infiniti, dove il solo limite è la nostra immaginazione...
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