Il marchio Stargate da oltre quindici anni imperversa sui teleschermi mondiali sotto varie forme, con risultati talvolta brillanti, altre volte scadenti, ma è sempre comunque riuscito ad appassionare una vasta schiera di fan proponendo una fantascienza brillante e divertente che i tecnici amano chiamare “space-opera militare”.
Con SGU Stargate Universe il duo Brad Wright e Robert C. Cooper si propone di continuare questa lunga tradizione proprio in un momento in cui televisivamente si percepisce in maniera chiara l’assenza di una vera space-opera.
Un gruppo di esploratori che ricercava un possibile utilizzo del nono chevron dello Stargate si trova suo malgrado catapultato a milioni di anni luce su una nave disabitata e decadente degli Antichi, la Destiny, senza apparente possibilità di ritorno sulla Terra e alle prese con problemi di sopravvivenza legati ai malfunzionamenti dell'arcana nave spaziale. Gli Antichi spedirono la Destiny verso una galassia inesplorata in una sorta di esperimento esplorativo mai giunto a compimento probabilmente a causa della loro ascensione.
L’idea di base di questa nuova serie è francamente abusata all’interno del genere fantascientifico, senza andare troppo lontano basta pensare ad Stargate Atlantis per la precarietà della situazione in un ambiente ostile e lontano, o a Star Trek Voyager con una nave persa a milioni di anni luce di distanza dalla Terra. Ma personalmente credo che lo scopo del marchio Stargate non sia quello di “innovare”, ma di "intrattenere", e in quest’ottica Stargate Universe ha tutte le carte in regola per farlo egregiamente, a partire dal cast che ha come punta di diamante uno dei migliori attori in circolazione.
Robert Carlyle è ormai stampato nell’immaginario collettivo per film come Trainspotting, Full Monty e 28 settimane dopo. Carlyle interpreta la parte del machiavellico Dr Nicholas Rush, uno dei maggiori esperti degli Antichi e a capo del team di ricerca sull’utilizzo del nono Chevron. La sua figura ben congegnata di scienziato quasi-pazzo appare fin dall’inizio estremamente controversa e questo contribuisce in modo determinante a dare sostanza alle interazioni tra i vari personaggi. Un vero mattatore.
Per quanto riguarda il resto del cast abbiamo attori e parti azzeccate e altri molto meno, ma probabilmente sono problemi che verranno risolti in corsa durante la stagione. Poco riuscita per ora infatti è la spalla comica di Carlyle rappresentata da Eli Wallace (David Blue), lo stereotipo del ragazzino nerd, ovviamente ciccione, che si ritrova scaraventato in una lontana galassia come assistente del Dr Rush dopo un improbabile ma comunque divertente reclutamento. Buona è anche l’interpretazione dello statuario e impassibile comandante della missione Everett Young (Justin Louis), del quasi debuttante Brian J. Smith nel ruolo del tenente Matthew Scott e del noto Lou Diamond Phillips (La Bamba) come Col. David Telfort.
I personaggi secondari presentati in questo pilot sono estremamente numerosi, e questo probabilmente rende tutto l'insieme un po’ caotico, forse un inserimento progressivo nella serie sarebbe stata la scelta migliore. Da segnalare i camei di praticamente quasi tutto il cast originale dell’SG1, compaiono infatti: il mitico generale Jack O’Neill (Richard Dean Anderson) – sempre più determinato a non andare in pensione a pescare al laghetto, il colonnello Samantha Carter (Amanda Tapping) alle prese con una battaglia spaziale, e il Dott. Daniel Jackson (Michael Shanks), divulgatore in un DVD. Da notare come tutti i nuovi personaggi femminili presentati in questo pilot siano particolarmente poco riusciti, e abbiano la tendenza a essere piagnucolosi, irritanti o oggetti sessuali, e questo a mio avviso non è un grande indice di modernità.
Limiti di spessore e difetti di introspezione in questa serie sono estremamente palesi, ma si tratta in sostanza delle solite mancanze che avevano caratterizzato anche le serie precedenti e che non avevano certo impedito a Stargate di essere un prodotto televisivo più che godibile. Il pilot in questione quindi non è certamente un capolavoro, ma lascia comunque intravedere buone potenzialità si sviluppo nel corso della serie.
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