Il successo può dare alla testa. Ma se a parlare è Neill Blomkamp, il regista di District 9, allora gli si può anche prestare ascolto. Il suo film è già un piccolo caso: uscito nel weekend del 17 agosto, ha totalizzato in due giorni oltre trentasette milioni di dollari, schizzando in men che non si dica in cima a tutte le classifiche, accompagnato là in cima da critiche entusiaste. Già allora un ottimo affare, visto che è costato appena trenta milioni di dollari. Il 7 settembre il film aveva però superato la soglia dei cento milioni di dollari guadagnati al botteghino Usa.
Un record per il ventinovenne regista canadese cresciuto a Johannesburg, che si è inventato l'originale storia di un atterraggio alieno in Sud Africa e della conseguente ghettizzazione dei “Non Umani” venuti dallo spazio, vittime dello spietato sfruttamento da parte di una compagnia intenzionata a trarre il massimo dalla tecnologia aliena, costi quel che costi. Il tutto girato nello stile di un documentario.
“Se il film proseguirà con il suo successo – afferma Blomkamp – e se il pubblico ne vuole un altro, non ho nessuna difficoltà a lavorare su un eventuale District 10. L'universo di finzione creato in quel film è per me fonte di infinita creatività, per cui penso che potrei solo essere entusiasta all'idea di tornarci.”
Peter Jackson, che nel progetto ha creduto tanto da produrlo, probabilmente non aspetta altro, ma è lo stesso regista a tirare subito il freno a mano: “Per ora ho un altro film di fantascienza nel cassetto. Ci lavorerò fino alla fine dell'anno. L'idea di base è molto diversa da District 9, ma altrettanto originale. Il genere invece è simile”.
Non resta che aspettare ulteriori indiscrezioni su uno dei registi più in voga del momento. Nel frattempo, tutti al cinema per District 9, che esce in Italia il 25 settembre.
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