Ghiaccio di Anna Kavan rappresenta un fulgido esempio di questa condizione di totale straniamento che il lettore è forzato a vivere sin dalle prime battute del romanzo. Scrive nell’introduzione all’edizione italiana Carlo Pagetti: “Il mondo sconvolto in cui il narratore di Ghiaccio è in perpetuo movimento (...) è privo di indicazioni geografiche, ma porta dentro di sé il segno di un continuo dislocamento di prospettive spaziali e temporali...”6: una strategia che viene impiegata anche nel genere horror, privando il lettore di qualunque punto fermo per poi “colpirlo” con facilità.Tornando allo studio di Oldman, il suo contributo è importante nella misura in cui rende cruciale un “equilibrio strategico-linguistico” quando si ha il compito di descrivere una cultura “diversa”, “aliena”.
Nella tensione fra effetto di estraniamento ed effetto di comprensione occorre non sbilanciarsi né sull’uno, rendendo l’alterità inintelligibile, né sull’altro rendendola banale.
L’esperimento mentale della fantascienza può essere utile all’etnografia quando aiuta a capire come descrivere una cultura “altra” basandosi sulle risorse della propria, e in che modo un’altra cultura possa stimolare l’etnografo a sperimentare nuovi espedienti linguistici da trasmettere ai propri lettori, nel cogliere somiglianze e differenze, nell’intuire significati reconditi, nell’avvicinarsi a una comprensione purificata dall’etnocentrismo.
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