Non scevro da difetti questo Frontline diventa però un perfetto contraltare rispetto a Secret Invasion, di cui analizza gli angoli bui e le pause aggiungendo colore e spessore all’arazzo principale. Il fan scafato, ormai ben conscio di quello che potrebbe accadere nella saga, recupera mediante questi piccoli interludi il sense of wonder ed il batticuore che pensava ormai persi di fronte ad un prodotto pensato principalmente per divertire il pubblico mainstream, può compiere insomma un passo indietro e ritornare per breve tempo a quelle emozioni provate quando ha cominciato a legger fumetti e nulla sapeva delle meccaniche di quanto ci stava dietro.
Meritano una segnalazione particolare le matite tutte italiane di Marco Castiello, approdato recentemente in casa Marvel, completate dai colori di Barbara Ciardo, che riescono egregiamente a completare la sceneggiatura di Reed in un modo decisamente molto particolare. Castiello esibisce un tratto “sporco”, europeo, alcune volte volutamente abbozzato e ben lontano da quelli iperdefiniti e sgargianti presenti sulla testata principale, molto adatto a comunicare le espressioni e la mimica dei personaggi. Le inquadrature ricche di primi piani, i colori fiochi, l’attenzione alla luce delle vignette riescono a comunicare benissimo il pathos di quanto sta accadendo, senza soffermarsi su mirabolanti scene di combattimento o sull’azione a tutto campo. Anche a attraverso i disegni, quindi, questa miniserie riesce a comunicare quella sensazione intimista che manca alla sorella maggiore e che la rende una lettura quasi più piacevole rispetto all’evento principale.
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