Fino a qui in effetti si può constatare che Bendis non compia miracoli di originalità creativa ma riesca ad utilizzare elementi già da tempo a disposizione del mondo dei fumetti per creare una base decente alla storia ed avversari che possano mettere “realisticamente” in difficoltà i supereroi Marvel. Similmente agisce con la struttura narrativa del crossover che anche stavolta deve molto agli sforzi di Mark Millar ed in primo luogo al suo Civil War.

In quest'ultima saga abbiamo, infatti, letto di come gli eroi combattono l’uno contro l’altro senza esclusione di colpi, in una situazione dove il classico bianco e nero si sfumava in molteplici tonalità di grigio e soprattutto dove i “buoni” non avevano come avversari i classici “cattivi” ma i propri alleati ed amici, dove anzi non si era nemmeno più certi di chi fossero realmente ed a tutti gli effetti i cosidetti buoni.Bendis riesce a replicare ed amplificare questo clima di sfiducia ed incertezza utilizzando alla fin fine proprio il medesimo meccanismo narrativo. Già divisi in fazioni da Millar e con ferite nella fiducia che non hanno nemmeno cominciato a guarire, i supereroi scoprono ancora una volta che è fra di loro che si annida il vero nemico. Col prosieguo della storia si profila in effetti che il nemico in questione potrebbe annidarsi non solo fra colleghi e compagni d’avventura, come durante la guerra civile, ma anche nella sfera privata e protetta che hanno sempre cercato di tenere alla larga dalla loro esistenza pericolosa.

Mogli, amanti, amici d’infanzia e genitori potrebbero tutti diventare armi nelle mani degli alieni mutaforma che non aspettano altro che il momento buono in cui trovare l’eroe preso di mira con le difese abbassate.Durante Secret Invasion: Infiltration, la parte di introduzione al crossover vero e proprio, bisogna riconoscere allo sceneggiatore americano che riesce con maestria ad alimentare il clima di paranoia cominciato con Civil War ed a tenere alto l’interesse di buona parte dei lettori sulla speculazione di chi potrebbe o no essere un agente dormiente. Il settore marketing della Marvel riesce perfino a sfruttare anche il lato divertente della cosa facendo quasi diventare un gioco il dilemma posto da Bendis ed allargandolo alla ricerca, da parte dei fan, delle giustificazioni per cui ritengono o no un personaggio sostituito dagli Skrull. Vengono ripescati dagli appassionati eventi anche di dieci anni prima in una discussione senza fine volta solo ad aumentare il senso di aspettativa per gli episodi principali della saga. Una volta però messo in moto il meccanismo, scoperte le carte ed avviato l’evento principale la narrazione non riuscirà ad uscire dai classici parametri Marvel del crossover estivo.

Tutto il senso di anticipazione dei lettori, tutti gli elementi creati ad arte per catturare l’attenzione e per far rimanere in tensione il pubblico andranno a sfociare in modalità narrative prive di quella freschezza e di quegli slanci geniali che altri sceneggiatori sono in grado di regalare. Innanzi tutto si avverte, nonostante gli sforzi per far apparire il contrario, la scarsa globalità dell’evento che per l’ennesima volta vedrà la conclusione ed il climax nelle strade di New York, ormai abituata ad essere l’ago della bilancia della salvezza globale.Devastata dalla Guerra Civile, invasa da Hulk, ancora una volta New York rappresenterà l’ultimo baluardo della resistenza contro l’invasore alieno mettendo in secondo piano quanto succede nel resto del mondo. Non dico che piccoli sprazzi di Wakanda come della situazione degli Inumani sulla Luna non appaiano ma è fin troppo evidente che non rivestiranno nessun peso nella decisione delle sorti del conflitto globale.

La tecnologia così sapientemente utilizzata nell’antefatto, gli eserciti umani, la flotta d’invasione Skrull in orbita rimangono così da sfondo in un evento che del secondo numero in poi non si rivelerà che una corsa contro il tempo per arrivare alla grande e risolutiva scazzottata finale, fine ingloriosa di gran parte dei crossover estivi. È vero che un virus alieno eliminerà tutta la tecnologia Stark dal mondo, ed è vero che ad intervalli regolari ci verranno propinate a “reti unificate” le facciotte Skrull, mutate secondo la popolazione cui è rivolta la trasmissione, che ci diranno quanto il loro dio supremo ci ama, ma il peso di questi elementi per la storia rimarrà pressoché nullo.