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Il generale Piet entrò nel suo studio sfregandosi gli occhi. Era stanco. Il suo intervento davanti alla Camera era finito a tarda notte e Piet temeva che nemmeno i deputati del suo partito lo avessero ascoltato. Ma non aveva importanza. Piet era ostinato. Avrebbe provato a farsi ascoltare in un'altra occasione.

Quando vide chi era l'ospite si fermò, stupito.

- Kemiat?!?

Il suo ospite annuì. Era un uomo anziano - be', anziano quanto Piet - dall'aria mite e un po' trasandata, capelli soffici e completamente bianchi mentre quelli di Piet erano ancora grigio ferro. I suoi lineamenti erano quelli che ancora guardavano con una certa dolce arroganza i visitatori dagli affreschi dei templi kaina - lineamenti che i majet e i kaina condividevano a dispetto di altre diversità - sacerdoti e studiosi, notabili e santi di un tempo in cui i kaina erano stati un popolo grande e potente.

- Ne è passato di tempo, eh, Arun? - disse Kemiat.

- Eh già... - assentì Piet piuttosto debolmente. Ricordava Kemiat come un uomo molto giovane. - Sono contento di rivederti, - disse. - Vuoi del caffè, Auvin?

Kemiat sorrise.

- Certo. Come ai vecchi tempi, Arun.

Piet attraversò la stanza per accendere un fornellino e sistemarci sopra una caffettiera già preparata. La stanza era piccola ma confortevole, ingombra di libri e oggetti, alcuni dei quali Kemiat ricordava dai tempi in cui aveva avuto Piet come compagno di scuola. Dalle porte finestre arrivavano i gridolini dei bambini che Kemiat aveva intravisto mentre arrivava giocare nel prato. Ma la stanza sembrava quieta e tranquilla. I mobili erano di legno terrestre e le stoffe di cui erano fatte le tappezzerie erano quelle fini e calde che venivano tessute nella regione.

- Non credevo che mi avresti mai voluto rivedere, - mormorò Piet, cercando l'ultimo fiammifero in una scatola che aveva lasciato sul tavolino il giorno prima.

- E perché no? Tu hai sempre fatto quello che potevi per noi. Ero in aula ieri sera quando hai parlato. Davvero un bel discorso.

- Non è servito a niente, - disse Piet amaro. - Vogliono la guerra, Auvin.

- Sono spaventati.

Piet stava cercando la pipa, ora.

- Non credevo che li avresti mai giustificati - disse.

- Non li giustificavo quarant'anni fa, quando hanno cominciato a darci la caccia - disse Kemiat.

Piet si fermò, con la pipa in mano e l'aria triste che Kemiat gli conosceva.

- Quante cose si sarebbero potute evitare, eh, Auvin, se ci avessero ascoltato, se fossero stati ragionevoli, i miei e i tuoi...