- Ti è piaciuta la mia recita, alla conferenza stampa? - aveva chiesto, sorridendo.Kemiat, angosciato, gli aveva chiesto:- Ti hanno maltrattato?"- Ma no, - aveva risposto Aymer con indifferenza. - O almeno non a sufficienza da farmi dire quelle cose, e a quel modo. Ma io sono un uomo ragionevole, e in realtà non mi importava molto di come potevo apparire agli occhi degli altri, nemmeno dell'intera Galassia. Così gli ho dato quello che volevano. Tanto era chiaro che si trattava di menzogne. Hai da fumare?
Kemiat gli aveva dato le proprie sigarette terrestri assieme ai fiammiferi. Aymer si era spostato fino alla finestra e lì si era acceso una sigaretta. La sua voce, quando parlò, aveva perso il tono leggero.
- Sai, Auvin, la verità è che sono tanto stanco e mi sento così vuoto, che volevo solo che si sbrigassero e mi ammazzassero. Tutto qui. Sono diventato così indifferente. Il Piano si è preso tutta la mia anima. Il Piano vivrà dopo di me... e a me non è rimasto niente da fare. E dopo quello che ho visto, sento che vivere per me sarebbe solo un peso.
Spense con un gesto veloce il fiammifero che aveva acceso. Per un momento lui e Kemiat si erano guardati in silenzio negli occhi. Alla fine Aymer aveva sorriso.
- Ringrazia l'onorevole Moriat, e Piet, e tutti gli altri che hanno cercato di ottenere la grazia per me. Agli altri dì quello che ti pare. Inventa pure. La mia fantasia è agli sgoccioli.
Kemiat aveva annuito, la gola troppo chiusa per parlare.
- Be', non c'è altro, non ti pare? Grazie a Dio non mi lascio nessuno dietro, mogli, figli, nessuno.
- Kaurit - aveva detto Kemiat urgentemente - quello che ti ho detto tanto tempo fa, quando abbiamo litigato, io volevo...
- Oh, lascia stare - aveva detto Aymer stancamente, - probabilmente avevi ragione tu. Era solo una disputa accademica e non dovevo prendermela tanto. E ormai è troppo tardi. La storia non torna indietro.
Kemiat si scosse e tornò con la mente al presente. Attorno a lui, attorno al tavolo dolcemente rilucente di questo bel mondo pacifico - questa terra d'esilio - i più grandi psicostoriografi kaina, le menti migliori del suo popolo, lo guardavano come se da lui fosse dipeso tutto, come se lui fosse davvero l'erede morale di Kaurit Aymer, lui che era stato il suo avversario più accanito, lui a cui Aymer alla fine aveva detto: probabilmente avevi ragione tu...
- Lui lo sapeva fin dall'inizio che sarebbe morto - stava dicendo Daurit Avan. - Non avrebbe mai accettato di portare a termine il Piano senza assumersi la responsabilità... e pagare di persona.
- Sì, è vero - sospirò Kemiat.
E così aveva preso in trappola anche lui. Forse Kaurit non lo aveva voluto, ma alla fine aveva trascinato Kemiat via dal suo rifugio su Lauranti, via dalla sua vita tranquilla e libera, lontana dal dolore e dal fallimento, lontana dalle sofferenze del suo popolo. Alla fine, con la sua morte, Kaurit lo aveva obbligato a tornare indietro, a riprendere il suo posto nella lotta. Senza che ci fosse bisogno di pronunciare le parole, Kemiat aveva sentito la voce del suo vecchio amico e compagno parlargli con la solita chiarezza, al suo modo spietato: hanno bisogno di te. Tu sei il più grande psicostoriografo mai vissuto; solo tu puoi far sì che il mio Piano proceda senza deviazioni, solo tu puoi salvare il tuo popolo e far sì che la mia morte non sia stata invano. La mia e quella degli altri, naturalmente.
Perché non era solo con la propria vita, che Kaurit Aymer era generoso.
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