- Già - ripeté Kemiat piano. - Devo andare avanti? - Sì, ti prego.- Ho avuto tra i miei allievi molto psicostoriografi majet e dauti, tasiit e ulliani negli ultimi tempi. Ci crederesti? Ora vogliono usare le equazioni di Aymer per mettere riparo a questa situazione.- A quale prezzo, questa volta? - chiese Piet acido.- Ah, l'ho detto anch'io. Ma non mi ascoltano, nemmeno questa volta. Ti ho già parlato dell'entropia?

- Oh, sì - disse Piet. Si era distratto. Guardava la finestra.

- È una metafora, naturalmente. Noi psicostoriografi parliamo di entropia ma non ha niente a che fare con la fisica. Ci sono solo delle analogie. La storia tende naturalmente ad uno stato omogeneo della società: era questo che affascinava Kaurit. Pensava alla fisica e parlava di massimo disordine, di distribuzione e livellamento di quantità storiche. Parlava di molecole calde e fredde che tendono ad assumere la stessa temperatura, energia, velocità... che tendono ad essere tutte uguali. Solo che la società umana ha bisogno di più tempo per raggiungere questo stato omogeneo, forse più tempo di quanto l'evoluzione gli consente. Ma l'uso della psicostoriografia permette di accelerare il processo. È un fenomeno spontaneo, in effetti. Fino a qui, gli davo ragione.

Kemiat fece un'altra pausa.

- Tutti uguali - ripeté. - Era questo che affascinava Aymer, e come no? Anche tu eri affascinato da queste idee, Arun, una volta.

- Lo sono ancora - disse Piet con voce sommessa.

- Eppure non tutti sono d'accordo. Comunque noi di uguaglianza avevamo fame. Come un popolo povero, volevamo l'uguaglianza nella ricchezza, come un popolo oppresso, un'uguale libertà per tutti: i nostri guai non erano forse dovuti al fatto di essere diversi? Avremmo dovuto avere allora dei sospetti. In fondo, eravamo orgogliosi della nostra diversità...

Piet sospirò. - Era questo il problema.

- Ma Aymer era entusiasta della sua idea. L'uso della psicostoriografia, qualunque uso, ci farà tutti uguali, diceva. Non possiamo sbagliare. Così varò il suo Piano. Te l'ho detto che agiva senza pensare ed è un peccato, perché era davvero un genio, Arun. Non mi ascoltò mai, eppure era tutto così chiaro. Lui pensava ad una uguale distribuzione della ricchezza, ad un'uguale libertà... ma non c'è solo questo nella storia e non era così semplice. Ho litigato con Aymer per questo. Ho passato vent'anni, da allora, a rifare i miei calcoli... Arun?

- Ti ascolto, Auvin.

Kemiat seguì la direzione dello sguardo di Piet. La finestra era impercettibilmente più chiara: fuori stava cominciando l'alba di una lunga giornata estiva.

- Mi dispiace, Arun. Ti sto impedendo di dormire.

Arun Piet quasi si mise a ridere. Era ovvio che non avevano detto a Kemiat che la sua esecuzione era fissata per quella mattina.

- Non posso dormire stanotte - disse gentilmente. - Via avanti. Hai passato vent'anni a rifare i calcoli: hai scoperto come sarà questo stato di massima entropia a cui tende inesorabilmente la storia?