Roiter xlc era stato un modello cibernetico di grande diffusione a partire dalla metà del secolo. Poi, con l’avvento dei processori selenio-grafite, si erano sviluppati modelli più raffinati, con memorie dati e autonomia logica superiore, e la famiglia dei Roiter era stata soppiantata dalla nuova generazione di robot.
I Sel–Graf avevano un costo proibitivo, soprattutto in quei primi anni di produzione, e non tutti potevano permettersene uno; però a livello aziendale i Roiter erano divenuti obsoleti, relegati nel giro di pochi anni alle mansioni di robot domestici. Avevano perso il valore di pubblica utilità che per decenni avevano detenuto.
Roiter 23/kwe7 xlc era stato donato ai signori Cross, in occasione delle loro nozze, quasi trentacinque anni prima.
Al momento in cui inizia la nostra fiaba, il vecchio Roiter, ormai da tempo immemorabile soprannominato Roi, era tornato quasi disoccupato. I due ragazzi dei Cross erano cresciuti e avevano lasciato il nido, i genitori erano in pensione. Ormai il robot si limitava a svolgere i lavori domestici più pesanti e a tenere compagnia ai suoi padroni, quando questi si annoiavano o soffrivano di nostalgia per i figli.
Anche Roi, d’altra parte, cominciava a dare segni di vecchiaia e qualche volta bisognava resettarlo e mandarlo in revisione.
A dire il vero, i giovani Cross più di una volta avevano tentato di convincere i genitori a cambiarlo, se non con un selenio–grafite, almeno con un modello più recente, ma l’abitudine e l'attaccamento si erano con gli anni consolidati e Roi era rimasto al suo posto.
Quando il robot dava i numeri, la padrona lo spegneva con un sorriso indulgente e lo lasciava in stand by qualche ora; a volte il braccio meccanico non bilanciava il peso della spesa e i centri dell’equilibrio sballavano, ma il signor Cross raccattava il contenuto delle borse e raddrizzava il robot, facendo finta di niente.
In un mondo già da secoli avvezzo agli automi, era una vera singolarità che i suoi padroni gli fossero affezionati e lo considerassero quasi un membro della famiglia.
I Cross erano persone straordinarie sotto molti punti di vista.
Si erano sposati giovani e innamoratissimi, avevano trascorso insieme tutta la vita, mentre intorno a loro le famiglie divenivano una rarità. Ormai da un secolo, infatti, il matrimonio aveva smesso di esistere perché considerato un'istituzione scomoda e obsoleta, salvo qualche piccolo ritorno della moda.
I due figli avevano acquisito la mentalità più comune; tutti i loro amici avevano madri e padri senza legami, poiché era quella la normalità. Appena raggiunta l’età matura, come tutti i loro coetanei, avevano lasciato la casa paterna per trasferirsi nei micro appartamenti del centro lavorativo, dove i giovani in carriera vivevano a un passo dall’ufficio, a due passi dai centri di ritrovo, e dove lo spazio abitativo era rigorosamente ridotto: giusto quello per una persona sola e un ospite occasionale.
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