Forse ci siamo. È dagli inizi degli anni novanta che si parla di dare un seguito a Blade Runner, ma ora è stato dato l'annuncio ufficiale, anche se non era quello che ognuno di noi si poteva aspettare. Ridley Scott ha infatti dichiarato ufficialmente aperti i lavori per Purefold, un web series che verrà prodotta da una neonata divisione della sua RSA Films. E, come ormai avviene per ogni prodotto destinato al web, richiederà la partecipazione diretta del pubblico, a cui spetterà – udite udite – nientemeno che il compito di decidere quale dei personaggi sia un replicante e quale no.
Per realizzare un progetto simile, molto lontano dalla logica di fruizione frontale e poco interattiva del cinema, Scott, insieme al figlio Luke e al fratello Tony, si è affidato allo studio indipendente Ag8, che in Gran Bretagna ha già realizzato la popolare serie web Where are the Joneses?, in cui si chiedeva al pubblico di partecipare attivamente inviando possibili sviluppi narrativi per i personaggi. Purefold nascerà e crescerà nello stesso modo, articolandosi in brevi puntate di cinque (massimo dieci) minuti, i cui contenuti saranno user driven, ovvero determinati dagli utenti in base agli input sul sito FriendFeed. E chissà, forse poi ci sarà uno sbocco in televisione...
La serie Purefold si colloca temporalmente prima degli eventi narrati nel film (che si svolgono nel 2019), in un futuro che quindi si potrebbe definire molto prossimo. Anzi, a sentire David Bausola, titolare di Ag8, il primo episodio sarà ambientato nel 2011. Come sarà possibile inserire nella sceneggiatura macchine volanti, città monoliche e parlare – senza problemi di verisimiglianza – di colonizzazione spaziale? Mistero. La risposta potrebbe essere duplice: probabilmente non vedremo nulla di ciò, anche per questioni di budget. E sicuramente per un problema di copyright: i produttori di Purefold infatti non hanno acquistato i diritti del romanzo originale di Philip K. Dick, dunque personaggi, eventi e ambientazioni non avranno nulla a che fare, almeno direttamente, nemmeno con Blade Runner.
La RSA di Scott sta però mobilitando le sue potenti risorse marketing, per assicurare al progetto i fondi di cui necessita in termini di sponsorhip (nonostante i loghi inseriti nel film del 1982 – Atari, Bell, Pan Am – siano poi andate incontro a qualche vicissitudine...). C' è anche un altro aspetto di originalità nel progetto: Scott rilascerà la serie con la licenza Creative Commons. Chiunque sarà perciò libero di attingere ai contenuti e ri-editarli, remixarli, riproporli con varianti creative.
Dunque un progetto con notevoli spunti di creatività, che si connota da subito per la sua natura partecipata. Interessante soprattutto se confrontata con la storia della pellicola, la quale non fu – almeno nella sua prima edizione – un grande successo commerciale (costata 28 milioni di dollari, ne incassò solo 35) e non ebbe seguiti (a parte Soldier del 1998, per la regia di Paul Anderson, ma nessuno si sogna di definirlo un vero e proprio seguito sia perché non prosegue la vicenda originale sia per la sua dubbia qualità). Eppure il film rimase ben impresso nell'immaginario collettivo non solo dei fan di fantascienza. Era il suo look ad avere qualcosa di speciale: la sua densità di effetti visivi si imprimeva in modo indelebile negli occhi dello spettatore. Cosa potrebbe accadere ora se i punti di vista da cui il suo prequel verrà guardato si moltiplicheranno all'infinito?
Staremo a vedere. Appunto.
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