Il futuro sta cessando di esistere, divorato dall’onnivoro presente, facendone una delle molteplici

alternative a noi offerte. […] Si è verificato un profondo mutamento nel rapporto fra invenzione narrativa e realtà, nel senso di un sempre maggiore scambio di ruoli tra esse. Viviamo in un mondo governato da fantasie di ogni specie: promozione di prodotti di massa, pubblicità, politica esercitata come una branca della pubblicità, volgarizzazione immediata della scienza e tecnologia in immagini popolari, confusione e fusione di identità nel settore dei beni di consumo, svuotamento di ogni libera e originale risposta immaginativa all’esperienza da parte della televisione. Viviamo insomma all’interno di un enorme romanzo”.

La Mostra delle Atrocità è il libro della società post-industriale con tutti i suoi totem di falsa e rassicurante positività. Il nostro positivismo occidentale altro non è che controllo, e questo non può sfociare che in rigetto e nevrosi. Questo libro, come poi farà anche Crash, rivendica nel suo ruolo di romanzo di fantascienza d’autore una chiave di lettura del presente: “il metodo più prudente ed efficace per affrontare il mondo che ci circonda è quello di considerarlo un puro e semplice parto fantastico”.

E nella riscrittura del reale, Ballard finisce per stravolgere il rapporto uomo-macchina, operando anche qui con il bisturi dell’inversione paradigmatica. Gli esseri umani vengono descritti come macchine e le macchine come esseri umani. I radiatori di macchine incidentate vengono visti come i veri feriti dello scontro, mentre le azioni dei personaggi si spogliano progressivamente di ogni retaggio dell’antica natura umana. E così i protagonisti si ripetono in gesti ossessivi che nascondono il tormento di una ricerca interiore. La Mostra delle Atrocità alterna erotismo e pornografia, e nel modo in cui viene di volta in volta declinata l’indagine sulla sessualità si compie il miracolo della fusione dell’uomo con la macchina. Un’intuizione che prelude già al Postumanesimo.

L’universo narrativo di Ballard è fantascientifico con un’esemplarità tutta sua: è una catastrofe neurale già in atto.

 

L’organismo umano è una mostra delle atrocità di cui egli è involontario spettatore”.

 

Un protagonista dai mille volti. L’altra esplosione paradigmatica è quella che coinvolge il protagonista.

Un personaggio che, come dicevamo, porta un nome diverso per ogni condensed novel originario. Traven/Travis/Talbert/Travers/Talbot appare a turno come un dottore o come un paziente di una clinica psichiatrica (di cui guida e Caronte è il dottor Nathan).

Un individuo frammentato, che cerca disperatamente di dare un senso a tutto quello che gli accade intorno e che ha avuto una forte influenza sulla sua psiche e sulla sua nevrosi. Quasi come un connettivista della prima ora, cerca di mettere in relazione tra loro gli eventi, di rappresentarli per trovare uno schema che ne fornisca un’illuminazione di significato, anche lontanamente morale. Ed è così che lo troviamo alle prese con la ricostruzione degli incidenti d’auto più famosi del secolo, come quelli che coinvolsero come vittime James Dean o Albert Camus, oppure intento a riproporre l’assassinio di JFK, o ancora a scovare, come direbbe Burroughs, “le radici non sessuali della sessualità” nella morte di Marilyn Monroe e nelle relazioni con i personaggi femminili, come ad esempio gli amplessi di Karen Novotny o le geometrie morbide del corpo di sua moglie Margaret.