Il poster del film Apollo 13
Il poster del film Apollo 13
I problemi da affrontare erano titanici. Korolev aveva negoziato un piano irrealizzabile contando di riproporre il proprio progetto iniziale fondato sui lanci multipli o in alternativa di potenziare il vettore lunare per adeguarlo a una missione diretta. Quest’ultima era l’unica strada percorribile da Mishin, eccellente tecnico ma privo del carisma necessario per modificare una decisione del Politburo.

Il mastodontico N1, che esisteva solo sui tavoli da disegno, già presentava criticità tali da metterne in serio dubbio l’affidabilità. Il programma, partito in ritardo, era poi afflitto da ogni sorta di problemi, dal progetto delle navicelle Soyuz, troppo dipendente da sistemi elettronici complessi, alla produzione dei propellenti criogenici, tecnologia ancora embrionale per i Russi che alimentavano i missili con ossigeno liquido e kerosene. La Sorte, che seguiva con grande attenzione le mosse dei duellanti, decise che era tempo di mettere alla prova anche gli Americani. Il 27 gennaio 1967, durante un’esercitazione a terra, una capsula Apollo saturata di ossigeno puro prese fuoco carbonizzando i tre astronauti al suo interno. La tragedia scosse il granitico edificio della NASA dalle fondamenta. Le compagnie aerospaziali, relegate nel ruolo di passive esecutrici delle direttive dell’ente governativo, videro nella disgrazia l’occasione per riconquistare l’influenza perduta. Il programma Gemini, concepito per verificare le procedure e tecnologie da impiegare nella successiva fase Apollo, si era da poco concluso con successi superiori alle aspettative. Perché non utilizzare i mezzi già disponibili, opportunamente potenziati, per tentare nell’arco di pochi mesi la missione lunare? La cortina di segretezza che circondava i progetti sovietici e la totale inefficienza dell’Intelligence americana avevano portato alla convinzione che i Russi fossero prossimi allo sbarco sulla Luna. L’atmosfera di quei giorni è ben descritta dal regista Robert Altman nel suo primo lungometraggio Conto alla Rovescia (1968), ispirato a tali progetti alternativi, in cui l’antieroe James Caan interpreta un astronauta prescelto per una missione lunare al limite del suicidio nel disperato tentativo di battere i Russi sul filo del traguardo. Fu merito dell’amministratore della NASA James E. Webb resistere a tutte le pressioni e tenere il timone sulla giusta rotta in un frangente difficilissimo.

Il Programma Apollo, seppure con mesi di ritardo, poté proseguire e, grazie a un’altra audace decisione, mettere a segno una meta decisiva. Thomas O. Paine, che aveva preso la direzione dell’ente spaziale dopo il ritiro di Webb, promosse la rischiosissima missione Apollo 8 che nel dicembre 1968 portò alla prima circumnavigazione della Luna. Il veicolo che trasportava tre astronauti era composto dalle sole sezioni di comando e servizio in quanto il modulo di discesa lunare LEM (Lunar Excursion Module) era ancora in allestimento.  Contrariamente a quanto mitizzato nella pellicola di Ron Howard Apollo 13 (1995), sulla sfortunata missione dell’aprile 1970, l’impiego del modulo di discesa lunare come “scialuppa di salvataggio” era contemplato nelle procedure d’emergenza. Paine, osando il tutto per tutto, autorizzò dunque un volo che le rigide norme non avrebbero mai permesso. La circumnavigazione lunare di Apollo 8 ebbe un effetto devastante sui confusi programmi sovietici. Venuto meno l’effetto propagandistico di un’analoga impresa, per altro abbondantemente pianificata e più volte rinviata, i previsti voli circumlunari furono cancellati per puntare tutte le carte sullo sbarco. Il primo collaudo del vettore N1 si risolse in un fiasco contribuendo a riaccendere i contrasti mai veramente sopiti tra i progettisti, mentre si diffondeva la convinzione che la partita fosse ormai persa. Come una squadra di carattere non si arrende sino al novantesimo minuto, Mishin e il suo gruppo continuarono la lotta.  Il 3 luglio 1969, mentre a Capo Kennedy si allestiva la storica missione Apollo 11, fu tentato un nuovo lancio del vettore N1 nella speranza che un miracolo consentisse ancora di cogliere una vittoria all’ultimo istante. Il colossale razzo, carico di ossigeno e idrogeno liquidi esplose sulla piattaforma di lancio sprigionando una potenza pari a quella di un piccolo ordigno nucleare. Tutte le installazioni costate anni di lavoro per il lancio lunare furono letteralmente disintegrate. Il 20 luglio 1969 con il piccolo passo di Neil Armstrong sulla Luna l’umanità compiva un grande balzo: Game Over.