Ma non era nato il Programma Spaziale sovietico. Le autorità politiche e militari, con l’eccezione del Segretario del Partito Nikita Kruscev, rimanevano poco interessate se non ostili all’esplorazione del cosmo, a causa degli enormi investimenti che si prospettavano o nel timore di vedere ridotta la propria sfera d’influenza. Ciò che realmente interessava era sfruttare al massimo gli effetti propagandistici ottenuti e infliggere una serie di umiliazioni agli Americani, colti di sorpresa, costringendoli a ingoiare i rospi che per anni non avevano risparmiato ai Russi. Seguirono così una serie trionfale di imprese: l’invio della cagnetta Laika in orbita, sonde verso la Luna e infine, il 12 aprile 1961, il primo uomo nello spazio, Yuri Gagarin. Tuttavia si trattava per lo più di perfezionamenti dell’impresa iniziale che non introducevano sostanziali progressi nelle tecnologie spaziali. La sovraesposizione propagandistica giocò alla fine un brutto scherzo agli inquilini del Cremlino. Il 25 maggio 1961 il Presidente John F. Kennedy, interpretando lo spirito di riscossa e rinnovamento alla sonnolenta amministrazione repubblicana degli anni Cinquanta, con mossa di certo azzardata annunciava la decisione degli Stati Uniti di inviare entro il decennio un astronauta sul nostro satellite: era nata la Corsa alla Luna. Era adesso l’Unione Sovietica a trovarsi invitata suo malgrado a un tavolo da poker per una partita rischiosa e il cui piatto andava forse oltre le proprie disponibilità.
Nella convinzione che le guerre si vincono adottando i metodi del nemico, gli Stati Uniti, accantonate le pratiche ragionieristiche dell’amministrazione Eisenhower e risolti alla radice i conflitti con l’US Air Force esautorandola dal programma spaziale, avevano modellato l’organizzazione della NASA sugli schemi che si immaginavano propri delle monolitiche strutture sovietiche: gerarchie rigidissime, burocrazia minuziosa e decisioni inappellabili una volta approvate. Tali principi, di norma assai perniciosi, si rivelarono straordinariamente efficaci uniti all’altissima affidabilità e competenza del sistema industriale e scientifico americano. Ben diverso era lo scenario in cui doveva agire Korolev, unico ad aver colto pienamente il significato della sfida. Nel paese guida del Socialismo Reale il panorama offerto dal complesso militare-industriale e scientifico ricordava un borgo medievale. Dirigenti di industrie, generali e progettisti erano divisi da conflitti d’interessi e rancori caratteriali che spesso davano luogo a vere e proprie guerre personali con conseguenze disastrose per il rispetto dei piani e la qualità dei prodotti. Non a caso lo stesso Korolev era stato tenuto nell’ombra, ufficialmente per attribuire le sue realizzazioni all’opera del Popolo Sovietico, in realtà per evitare l’esplosione di gelosie esiziali tra i responsabili del settore missilistico. Korolev spese tre anni buttando in gioco tutto il peso della sua autorevolezza per ottenere l’approvazione del programma lunare e adeguati finanziamenti. Anche così il progetto definitivo usciva nettamente ridimensionato nel tentativo di ridurre le spese all’osso.
Korolev aveva previsto originariamente di assemblare il veicolo lunare in orbita terrestre ricorrendo a lanci multipli del vettore N1 che da tempo andava progettando. I limiti imposti alla spesa costringevano ora a adottare la tecnica del lancio diretto in orbita lunare senza disporre della potenza del Saturn V americano. Intanto continuavano i lanci spettacolari, ma di scarsa utilità generale, destinati a perpetuare l’immagine di predominio nello spazio. Alla Vostok di Gagarin erano state sostituite le capsule a più posti Voskhod, solo parzialmente manovrabili e dunque inadeguate alla critica operazione di aggancio orbitale indispensabile per le missioni lunari. Durante uno di questi voli, il 18 marzo 1965, Aleksey Leonov compì la prima passeggiata spaziale, precedendo di alcune settimane gli Americani che avevano pianificato tale attività in una successiva missione del programma Gemini. Fu questa l’ultima vittoria conseguita dai Russi. La signora che discretamente segue ogni rischiosa partita, la Sorte, aveva deciso di entrare direttamente in gioco e il colpo sferrato fu pesantissimo. Il 14 gennaio 1966 Korolev fu sottoposto a un intervento chirurgico per la rimozione di un tumore al colon, operazione importante, ma di norma con ottimo esito. Korolev morì sotto i ferri del chirurgo all’età di cinquantanove anni e la responsabilità del programma lunare venne affidata a Vasilij Mishin, suo discepolo prediletto.
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