Sydney Fox è una professoressa universitaria di archeologia e insegna alla Trinity University, una fantomatica istituzione universitaria che somiglia molto a Cambridge/Oxford o ai college americani di più antica tradizione. Secondo quanto apprendiamo dalla serie, la madre era asiatica ed è morta quando lei era ancora molto piccola, mentre il padre era occidentale, un ingegnere civile che si è portato dietro sua figlia in giro per il mondo nei luoghi dove lo conduceva il lavoro. Quindi il personaggio non è solo orientale ma anche occidentale e questo è il primo problema perché purtroppo l'origine asiatica viene diluita, filtrata e manipolata. Sydney Fox è potuta diventare quello che è nella serie non perché è una donna orientale ma perché le caratteristiche negative stereotipate attribuite alle orientali, cioè bellezza, sensualità, malvagità ecc, sono state mitigate dalla sua ascendenza occidentale a cui si fanno risalire abitualmente la professionalità, l'integrità, l'intelligenza ecc. L'origine del personaggio quindi deriva dai soliti cliché hollywoodiani sulle donne orientali. Se i suoi genitori fossero stati entrambi orientali, allora il personaggio sarebbe stato veramente innovativo, così invece la serie è positiva solo perché pone una donna forte al centro dell'azione e dell'avventura, una donna che casualmente ha anche origini orientali ma che per cultura ed educazione è completamente occidentale. Hollywood forse ritiene che il pubblico non sia ancora abbastanza maturo per un personaggio completamente orientale. Ci sono ancora molti pregiudizi al riguardo, basti pensare alla difficoltà di inserire personaggi femminili “etnici” in altre serie (e all'impossibilità di svilupparne adeguatamente le storie), a partire da Uhura nella serie classica di Star Trek fino a Hoshi in Enterprise.A parte questi problemi “etnici”, il personaggio è comunque molto innovativo sul piano della rappresentazione della donna. Guardando i vari episodi della serie scopriamo che Sydney Fox ha capacità superiori alla media in vari campi. La sua preparazione professionale è eccezionale: la vediamo spesso tradurre a braccio geroglifici egiziani o iscrizioni Maya, conosce le storie locali di molti popoli ormai estinti da secoli, riconosce e valuta manufatti che per noi sono solo cocci rotti, parla molte lingue moderne. Le sue capacità nelle arti marziali le permettono di tuffarsi anche da sola in avventure che una donna “normale” tenterebbe di evitare a ogni costo; riconosce d'istinto trabocchetti e passaggi segreti; usa armi di ogni genere anche improvvisate. Il suo profilo psicologico include poi il coraggio, la resistenza, la curiosità, l'intraprendenza, l'integrità morale, la lealtà ma anche l'apertura mentale verso nuove culture e nuovi stili di vita. Tutte doti che fino ad ora sono state predominio esclusivo di eroi uomini. Aver creato però una protagonista donna così forte ha impedito agli scrittori di sviluppare un personaggio maschile al suo fianco altrettanto accattivante.Nella sua ricerca di antichi reperti archeologici Sydney Fox è affiancata da un assistente, Nigel Bailey, ricercatore universitario, quindi un gradino inferiore nella scala gerarchica accademica. Nigel rappresenta l'intellettuale imbranato. Anche lui ha una preparazione accademica dello stesso livello di Sydney Fox, ma al contrario di lei rifugge ogni occasione di confronto con nemici presunti o reali e non approva lo spirito avventuroso di Sydney anche se non si rifiuta mai di seguirla. Oltretutto Nigel è britannico e purtroppo è vittima dei cliché hollywoodiani che vedono gli uomini britannici o come terribili nemici (il primo film che mi viene in mente è Die Hard: With a Vengeance del 1995 con Jeremy Irons, inglese, nella parte del cattivo di turno, ma ce ne sono molti altri) o come deboli dandy effeminati (sullo stile di Oscar Wilde). Il personaggio di Nigel non è gay e anzi viene ribadita la sua preferenza per le donne in numerose occasioni, ma anche se riesce comunque ad attirare il pubblico femminile grazie all'interpretazione e all'aspetto di Christien Anholt, l'attore inglese che lo interpreta, (figlio di Tony Anholt, famoso tra il pubblico degli appassionati di fantascienza per la sua interpretazione di Tony Verdeschi in Spazio: 1999), il personaggio non è comunque convincente, e lascia sempre un po' perplessi, con un retrogusto fatto di delusione e frustrazione. È come se i produttori della serie avessero usato il modello dell'eroe maschile per creare il personaggio di Sydney Fox e relegato alla spalla (in questo caso un uomo) le classiche caratteristiche insulse del personaggio femminile. Adesso il pubblico maschile può capire la frustrazione del pubblico femminile quando si trova di fronte personaggi che non li rappresentano come persone. Si tratta di uno scambio del tutto insoddisfacente, che se per un verso ha creato un personaggio femminile forte e innovativo, dall'altro ha tagliato le gambe al personaggio maschile. Questa per me è cattiva caratterizzazione, causata dall'incapacità dei produttori di uscire dal cliché secondo cui accanto a una superdonna può accettare di vivere nell'ombra solo un uomo debole e imbranato senza alcuna possibilità di un rapporto paritario.
Sydney Fox in Relic Hunter: una nuova eroina orientale?
Tutti i diritti riservati ©2009 Luisa Iori e Associazione Delos Books
Rubrica Lo Spazio delle Donne
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