Relic Hunter è una serie di azione e avventura con dei risvolti comici di cui sono state prodotte tre stagioni tra settembre 1999 e maggio 2002.
Ha riscosso molto successo ed è possibile vedere spesso le repliche. La popolarità di questa serie deriva forse dall'uso strategico di una donna nel ruolo della protagonista, Sydney Fox (interpretata da Tia Carrere), un'archeologa alla ricerca di antichi reperti, anzi una “cacciatrice di reliquie”, un ruolo che in passato è stato dominio assoluto maschile con personaggi come Allan Quartermain e Indiana Jones. L'eccezionale novità non è però solo nel sesso della protagonista, ma anche nel fatto che si tratti di una eroina di chiara origine orientale. Per capire bene l'essenza di questo personaggio è necessario capire come la donna orientale viene rappresentata al cinema e in televisione attraverso un breve e incompleto excursus storico.
In passato le donne orientali che apparivano in film e telefilm erano sempre personaggi stereotipati secondo due canoni di comportamento: il primo vedeva le donne orientali come estremamente fedeli, sottomesse, obbedienti, docili e disponibili a compiacere in tutti i sensi, la classica “China doll”, la bambola cinese; il secondo stereotipo invece le dipingeva come esotiche, sessualmente molto attive, furbe, ingannatrici, ammaliatrici, un pericolo per l'eroe bianco che rischiava di essere sedotto e preso in trappola, in pratica la Dragon lady, la figlia del drago. Entrambi i modelli di comportamento traevano la loro origine da un'ideologia colonialista che professava una supposta superiorità della civiltà occidentale e che contrapponeva alle donne indigene, considerate lussuriose e peccaminose, le donne bianche caratterizzate da una educazione rigida, da un contegno virginale e da una sessualità repressa. Basti pensare come esempio ai ruoli interpretati dall'attrice Anna May Wong, tra le prime donne americane di origine cinese ad aver raggiunto un successo da grande star a Hollywood: in Daughter of the Dragon, del 1931, interpreta la figlia di Fu Manchu, che uccide e inganna esattamente come il padre; in Shanghai Express, del 1932, interpreta una donna di dubbia moralità al fianco di Marlene Dietrich (un film leggendario diretto da Erich von Stroheim di cui tutti ricordiamo le splendide immagini). Questi sono solo due film presi a caso tra i più rappresentativi, ma ce ne sono tanti altri dove le donne orientali sono personaggi assolutamente negativi come per esempio prostitute senza scrupoli o Madame potentissime che controllano il crimine, il tutto condito da atmosfere da fumerie d'oppio in labirinti sotterranei. L'attrice Anna May Wong tra l'altro non è mai riuscita a interpretare un ruolo di donna orientale che fosse un personaggio positivo o che almeno descrivesse in modo realistico le persone senza usare vecchi cliché, tanto che questo la spinse ad abbandonare la carriera di attrice e a rifugiarsi nell'alcol. Solo in anni recenti, e comunque sempre con molta difficoltà, la rappresentazione della donna orientale in televisione e al cinema ha raggiunto livelli più accettabili. Le pioniere e le fortunate sono per esempio Lucy Liu, interprete della terribile O-Ren Ishii di Kill Bill vol. 1, del 2003, (che però risente molto dello stereotipo della Dragon Lady perché il film è un omaggio ai vecchi B-movie di arti marziali), mentre i due film di Charlie's Angels, del 2000 e del 2003 e il suo personaggio Ling Woo nei 37 episodi in cui è apparsa della serie Ally McBeal sono molto più moderni. Anche Michelle Yeoh ha potuto creare personaggi affascinanti, al fianco di James Bond in Tomorrow Never Dies, del 1997 e Crouching Tiger, Hidden Dragon, (La tigre e il dragone) del 2001. La trasformazione che vediamo in atto in televisione e al cinema nell'arco degli ultimi quindici anni si lascia alle spalle la China doll e la Dragon lady per creare una nuova eroina orientale, bella, intelligente e spesso esperta di arti marziali, una guerriera sulla falsariga di Xena. Questo significa che anche l'immagine delle donne orientali segue di pari passo lo stesso sviluppo in atto nei personaggi femminili delle donne occidentali. Sydney Fox, la protagonista di Relic Hunter, ne è un esempio chiarissimo.
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