- …trasporto “Orion” …
Loro mi stanno ascoltando, lo so. Attimo dopo attimo stanno nutrendo la propria eccitazione. Ogni mia parola è uno stimolo, per loro. Con gli occhi della mente li vedo ridere della nostra crescente disperazione, pregustando il saccheggio. Siamo una preda quasi indifesa e lo sanno. Vorrei potermi rinchiudere almeno in un silenzio orgoglioso. Non posso. All’improvviso il Cervello Guida mi comunica che siamo a tiro dei rampini. Ormai la distanza che ci separa dal Raptor è irrisoria, in termini cosmici. È sempre più difficile evitare d’essere agganciati. Lancio altre due mine a ricerca e ordino l’ennesima virata. I motori urlano. Lo scafo trema, mentre il campo statico mi schiaccia, strappandomi il respiro. I rampini scivolano su di noi e perdono la presa. Abbiamo guadagnato qualche minuto. Forse qualche secondo.
È breve, il tempo, quando si aspetta di morire. Breve anche se non passa mai. Breve e pieno di ricordi. Chiuso nel cuore blindato della nave, rivedo la Torre di addestramento. Il volto dei miei compagni di corso. Il cipiglio del colonnello Ross che mi stringe la mano durante la cerimonia d’investitura e mi dà il benvenuto tra i defender della flotta astrale. E mi rendo conto di una cosa bizzarra. I ricordi che mi assalgono sono legati tutti agli ultimi anni. Al mio lavoro. A ciò che sono diventato alla Torre. Sembra quasi che il resto, il passato più lontano, sia stato cancellato dalla mia memoria, o respinto così in basso da non riuscire più a riemergere. Ho dimenticato? Oppure, al contrario, sto cercando di proteggere quei ricordi preziosi impedendo loro di salire in superficie? Mi sto illudendo, forse, che se riuscissi a tenerli nascosti non verrebbero distrutti insieme a me? Li sto forse proteggendo nel bozzolo della mia anima, così come il Bozzolo blindato della nave sta proteggendo il mio corpo? Lo saprò presto.
- … richiesta di soccorso. Trasporto passeggeri “Orion” …
Sfioro la tastiera virtuale e imposto una nuova virata, per anticipare il prossimo tentativo di aggancio. Devo farlo di persona. Se ci affidassimo al Cervello Guida, loro potrebbero decifrare lo schema delle manovre e agganciarci più rapidamente. La mente umana ha la capacità d’improvvisare. Quella di un computer ancora no. La brusca decelerazione mi schiaccia contro lo schienale per l’ennesima volta, dandomi la nausea. Comincio ad avvertire la fatica di quelle manovre. Eppure la fatica più grande resta convincere la mia mente della necessità di proseguire. È tutto inutile, lo so. Ma cercherò di raggiungere una delle Piaghe vicine finché sarà possibile. È il mio dovere. È ciò che devo fare, anche se non ci sono speranze.
La sesta ora
Ci siamo. Sono vicinissimi. Ora posso vederli bene, negli schermi tri-d. È un Raptor da razzia, senza insegne né codici di riconoscimento. Hanno agganciato i rampini magnetici da circa otto minuti. I nostri motori spingono ancora, ma non possiamo più fuggire. Ora siamo in balia degli eventi.
- … trasporto passeggeri “Orion” in rotta verso Trafalgar …
Ho attenuato le luci per riposare la vista. All’interno del Bozzolo grava una fitta penombra e un silenzio di ghiaccio. Ma la mia fantasia è ancora vigile. Gli occhi della mente vedono al di là delle paratie blindate. So che, a questo punto, l’equipaggio si sta organizzando per l’estrema difesa. Vengono isolati i compartimenti interni. Vengono distribuite le poche armi in dotazione. Quando loro sciameranno nella nave non ci sarà alcuna vera possibilità di fronteggiarli. Gli uomini dell’equipaggio si preparano semplicemente a morire combattendo. E questo è un privilegio. Un privilegio che né io né i passeggeri avremo mai. Quanti, fra i coloni della “Orion”, si sono già tolti la vita, a questo punto? Quante donne hanno preferito uccidere i propri figli? La mia fantasia turbina, viva e crudele. Sento un brivido dentro. Una specie di invidia tenebrosa.
Anche questo me l’avevano detto, alla Torre. Anche a questo non avevo creduto. Ma è vero. Ora che il momento si avvicina, io provo una sorta di invidia per chi si è dato la morte. La loro è stata una scelta liberatoria che io non potrò permettermi. Per quegli uomini, per quelle donne, l’esistenza è finita in un supremo atto di auto determinazione. Loro hanno deciso per se stessi. Io dovrò decidere per altri. Sono il defender. Se ordinerò la distruzione della nave sarà solo per dare corpo alla mia impotenza. Al fallimento del compito che mi era stato affidato. E questo sarà l’ultimo pensiero che porterò con me.
La riflessione mi scuote. Finalmente sfioro la tastiera virtuale e attivo il comando. La voce impassibile del Cervello mi risponde senza fretta.
- Richiesta di Azione Finale. Confermare, prego.
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