C'è un gioco più divertente che immaginare come sarà il collasso della nostra civiltà?
Forse no, ma almeno altrettanto intrigante è chiedersi quale società sorgerà dai miseri resti che lasceremo.
A quest'ultima domanda hanno dato risposta centinaia (se non migliaia) di opere fantascientifiche, ormai nulla dovrebbe sorprenderci, siamo pronti a quasi tutti i futuri post-catastrofe, ma ogni tanto qualcuno si cimenta ancora in questo arduo genere, stavolta è Gwyneth Jones che ci racconta, con il suo Pazienza Divina, la vita dopo la Caduta.
Protagoniste della storia sono il gatto Pazienza Divina e la "bambina" Cho, due prodotti di una bioingegneria avanzatissima ma ormai perduta, ultimi sopravvissuti di un complesso all'ultimo stadio dello sfacelo, situato in quella che una volta era la Repubblica Popolare Cinese.
Quando la situazione si fa insostenibile i due partono verso sud, alla ricerca del "fratello" di Cho, venduto anni prima ai nomadi, dopo aver attraversato lande desolate arrivano nella penisola malese, dove è ancora presente una civiltà umana, regredita a una sorta di medioevo.
Dopo la caduta del potente clan Garuda, che causata dall'arrivo dei Rulers, tecnologici e misteriosi dominatori giunti da un paese lontano, forse gli Stati Uniti o l'Australia, la regione vive in un vacillante stato di tranquillità, che sarà però distrutto proprio da Cho e da Pazienza Divina.
La rigida struttura sociale della penisola attendeva solo un catalizzatore che facesse esplodere la rivalità tra chi sogna di far ritornare l'aquila dei Garuda e chi sostiene il decadente potere dei Rulers, con l'arrivo di Cho e Pazienza Divina la deflagrazione diventerà inevitabile.
Avevo grandi aspettative prima di leggere questo libro, probabilmente anche per questo la delusione è stata grande, ho faticato a finirlo, e penso che tutto sommato non ne valesse la pena.
Eppure le premesse erano buone, un mondo completamente nuovo a disposizione, due personaggi intriganti, un lungo viaggio di ricerca, classica occasione per incontri di ogni tipo, il tutto abbinato a uno stile piacevole ed elegante.
L'inizio è buono, non viene spiegato chi ha costruito e cosa fosse il luogo dove vivono Cho e Pazienza Divina, né quali fossero i motivi del crollo della nostra civiltà, ma questo dona quel pizzico di mistero che spesso non guasta: purtroppo l'autrice non solleva mai questo velo di mistero, che si infittisce fino a diventare oscurità completa.
Dall'arrivo di Pazienza Divina e Cho nelle terre dei Garuda la trama si fa più complessa, ma nello stesso tempo non si riesce a capire in modo chiaro cosa stia succedendo, sovente sono rimasto perplesso a chiedermi che senso avessero le azioni dei personaggi e gli avvenimenti che si susseguivano: leggere questo libro è stato come brancolare al buio in un immenso e sconosciuto salone, toccando tante cose senza riuscire ad avere un'idea complessiva del posto.
Troppo facile fare ironia sul titolo, ma una buona dose di pazienza, magari non divina, è necessaria per finire di leggere questo romanzo.
E' possibile che questo romanzo possa piacere a chi predilige le storie evocative e con spunti interessanti, scritte con eleganza ma senza molto riguardo per la trama, sfortunatamente io non rientro in questa categoria, e non sono riuscito ad appassionarmi alle avventure di Cho e della sua gatta.
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