Il 2001 ha tutte le caratteristiche per essere una grande annata per Fanucci, e di questo beneficeranno tutti i lettori di fantascienza che nel corso di quest'anno potranno leggere ottima fantascienza su Solaria.
Molti sono i titoli interessanti che incontreremo in edicola nei prossimi mesi, tra questi: La parabola dei talenti di Octavia Butler, Allo stato dell'arte di Iain M. Banks, Processo alieno di Robert Sawyer, La divisione Cassini di Ken MacLoad o il primo premio Solaria.
Attualmente sono disponibili in edicola due titoli altrettanto interessanti: Contagio di Nancy Kress e Bios di Robert C. Wilson.
Miliardi di tappeti di capelli è il primo volume di questa interessante serie di uscite. Il romanzo è l'opera prima del tedesco Andreas Eschbach. Per quanto sia evidente che si tratti di un'opera prima di uno scrittore non certo privo di margini di miglioramento, è altrettanto evidente che ci si trovi innanzi a uno dei romanzi di fantascienza più interessanti degli ultimi tempi.
Il romanzo di Andreas Eschbach narra di un mondo ai margini di un impero sterminato cristallizzato in tradizioni millenarie.
Eschbach tratteggia un'umanità completamente dedita a un lontano imperatore cui dona tutta la propria vita dedicandosi alla tessitura di tappeti di capelli. Un'opera talmente complessa da impegnare l'intera vita di un tessitore, uno degli uomini della Gilda dei tessitori di tappeti di capelli attorno alla quale ruota tutta l'economia planetaria.
Il romanzo di Andreas Eschbach prende il via quando su questo mondo iniziano a giungere dal centro dell'impero delle informazioni che cancelleranno per sempre questa quasi eterna stabilità.
A fronte di un'idea così brillante non ci sono dei personaggi all'altezza o un plot adeguato. Il romanzo offre tanti piccoli scorci deliziosi di questo mondo, presenta una serie di scene molto belle che però stentano a cucirsi.
"Miliardi di tappeti di capelli", nonostante presenti delle manchevolezze di trama tensione e personaggi rispetto a romanzi dall'impronta più tradizionale, offre qualche cosa di molto raro: la lucida consapevolezza della vastità cui ci si trova innanzi. Le decine di migliaia di anni di immobilismo sociale, la diversificazione di quest'umanità dalle millenarie tradizioni, tutto è assolutamente vivido e reale per il lettore. E' un elemento che si presenta di rado nella space opera, leggendo Eschbach si sentono tutti gli ottantamila anni di storia passata, attraverso il susseguirsi di personaggi deliziosi anche se affrettati ci si sente dentro il loro mondo, e la si percepisce tutta questa vasta umanità che lavora e lavora per tessere i tappeti dell'imperatore.
L'opera di Eschbach non solo si legge con molto piacere, ma presenta anche aspetti rari a trovarsi in un romanzo di fantascienza.
Questo spiega il grande successo di questo romanzo, che sembra aver convinto tutti.
Anticipavo all'inizio di questa recensione che nonostante gli ampi meriti, il romanzo non è ancora del tutto soddisfacente.
La storia, intesa come intreccio narrativo, è parecchio carente. Si deve giungere quasi a metà del romanzo per trovare un punto di svolta che inizi a far camminare la narrazione, e questa procede poi stentata senza mai raggiungere il livello dell'ambientazione in cui è calata.
Un aspetto in particolare pare stare poco a cuore all'autore in questo romanzo: la tensione narrativa. Con rara intempestività l'autore riesce ad anticipare o posticipare ogni elemento di suspence appiattendo e poi sgonfiando definitivamente la tensione del lettore.
Se questa storia viene letta fino in fondo non è certo per la maestria dell'autore nel costruire storie e avvincere il lettore, quanto per il mondo e l'umanità che egli descrive.
Un mondo di esseri umani così vicini alla nostra storia, eppure calati in un contesto sociale alieno per quanto coerente a se stesso, offre un punto di vista sulla nostra umanità che fa un gran piacere seguire fino in fondo.
Immagino cosa penseranno quei pochi lettori che non hanno smesso di leggere queste righe quando ho sollevato i primi dubbi sull'acclamato Eschbach. Nell'ordine: "uno schiavo inconsapevole del pensiero dominante anglosassone", "un povero riduzionista incapace di processare quel che legge se non secondo schemi fissi precostituiti", o semplicemente "un bastian contrario" o "un rompiscatole".
Che, solamente, sia cattivo dentro come neanche Attila lo penseranno solo i più cari amici.
Tutti rifuggono però alla domanda chiave: se a una bella idea l'autore avesse aggiunto una trama decente, dei personaggi completi e un filo di tensione narrativa, sarebbe venuto fuori un romanzo migliore?
Se la domanda pare un po' retorica provo a decomporla e porla poco alla volta, ognuno si tirerà le sue risposte.
Leggendo "Miliardi di tappeti di capelli" non ho potuto far a meno - che mi sia concesso l'inusuale paragone - di pensare intensamente a "I Malavoglia".
Mai un romanzo di fantascienza tedesco e un romanzo verista siciliano sono stati così vicini: entrambi narrano di una lontana provincia dimenticata di un governo centrale; in entrambi i casi si tratta di mondi la cui cultura e tradizione, stabile da tempi biblici, sta per essere travolta; entrambe le culture avevano goduto, millenni prima, di ricchezza e splendore; si tratta di romanzi corali; le famiglie di questi due mondi sono sempre allargate; ... e patriarcali; allontanarsi dalla tradizione è sempre fonte di discredito e odio, fino ad arrivare al ripudio e alla morte; tutti e due i romanzi sono ambientati in una zona desertica; grandi tragedie colpiscono importanti famiglie di entrambi i romanzi; una nave che non torna più è il climax del disastro; entrambi i romanzi sono scritti in un italiano che lascia qualche dubbio interpretativo; e infine le donne non hanno una bella sorte in nessuno dei due romanzi (certo Verga ha avuto più fantasia).
Nessuno dei due romanzi possiede un vero plot. Entrambi hanno una forte idea e un'ambientazione esotica e affascinante. Però se giudicando con la massima cattiveria uno dei due il giudizio secco che se ne può trarre è "un catalogo di tutte le tragedie che si possono abbattere su una famiglia di pescatori", altrettanta cattiveria esercitata nell'altro caso lascerebbe un quadro meno concreto: aldilà della splendida idea chiave non resterebbe nulla al contorno.
In nessuno dei due casi sono importanti i personaggi, però in un caso non si riesce a fare a meno di empatizzare con la voce che momentaneamente emerge fuori dal coro col suo debole grido di dolore, nell'altro caso offrono solo occasione per dare uno sguardo in più a quello splendido mondo alieno.
In quanto alla tensione... di certo devo riconoscere che un'accurata scelta della successione di tragedie può avere sul lettore un effetto che é di gran lunga superiore alla somma delle parti.
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