Se il razzo che portava in salvo il neonato Kal-El, Superman per intenderci, non fosse precipitato fra le verdi praterie del Kansas ma nei campi rigogliosi dell'Ucraina sovietica, cosa sarebbe accaduto?
Nel lontano 1989 la Dc Comics inaugura la collana degli Elseworlds, un contenitore o un'etichetta per tutte le storie che fin dagli anni sessanta avevano come protagonisti gli eroi della famosa casa editrice ma fuori dalla continuity ufficiale. In questa collana gli eroi sarebbero stati strappati alla loro normale ambientazione per essere gettati in strani luoghi e tempi, alcuni magari esistiti, altri che avrebbero potuto accadere, altri ancora impensabili o impossibili. Gotham by Gaslight, un'eccentrica storia avente come protagonista la versione vittoriana di Batman, inaugura gli Elseworlds che possono annoverare fra le proprie fila capolavori come Kingdom Come, di Mark Waid ed Alex Ross, o storie intriganti come Red Rain, scontro all'ultimo "sangue" fra Batman e Dracula, e Superman's Metropolis, un amalgama ben riuscito fra l'uomo del domani e l'onirica opera di Fritz Lang.
Mark Millar raccoglie la difficile sfida dei migliori Elseworlds ed aggiunge un suo piccolo capolavoro alla serie con il geniale Superman: Red Son. Una delle principali icone americane che sempre si è battuta per la verità, la giustizia e l'american way viene completamente scardinata nelle premesse ed immersa nel più puro comunismo stile sovietico. Allevato quasi come un figlio da Stalin e designato dallo stesso come suo successore, Superman rivoluzionerà completamente gli equilibri della Guerra Fredda ristrutturando il mondo con la propria visione del comunismo. Un Lex Luthor, geniale e psicotico come sempre ma questa volta al servizio della CIA e del governo americano, sarà l'ultima e disperata speranza dell'occidente di fronte all'avanzata sovietica, in un'immensa partita a scacchi che si dipanerà senza esclusione di colpi per tutta l'età contemporanea. Millar mette in campo quindi un'ucronia supereroistica in grande stile: ben calata in un'atmosfera ricostruita ad arte per portar con se l'eco di un'era trascorsa ma che tutt'ora aleggia come un fantasma sul presente. In una struttura narrativa compatta e nello stesso tempo efficace vediamo comparire le controparti dei più famosi personaggi DC inserite come ingranaggi perfettamente oliati in una macchina imponente: Wonder Woman, Lanterna Verde, Batman e Brainiac diventano parti fondamentali per esplorare le varie sfaccettature della nuova ambientazione e per darle profondità. Il rischio, dovuto a tematiche analoghe, di ricadere nello sterile luogo comune di un occidente moralmente virtuoso in contrapposizione ad un comunismo vuoto e ipocrita viene brillantemente evitato dallo scrittore scozzese che si bilancia con stile nel rendere un'immagine disincantata e moderna delle false promesse nascoste in entrambi gli stili di vita. Fumetto riuscito dal punto di vista narrativo quindi cui si può imputare solo una leggera lentezza dovuta al voluto impianto monolitico della struttura molto "sovietica".
Ottimo lavoro nei disegni di Dave Johnson, famoso soprattutto per le splendide tavole di 100 Bullets, e Kilian Plunkett, conosciuto soprattutto come illustratore per alcune miniserie a fumetti dell'universo di Star Wars. Curatissimi nel design del nuovo mondo e nel renderne perfettamente i dettagli dei personaggi, entrambi gli artisti sfoggiano uno stile realistico un pò retrò che sembra essere uscito direttamente da una rivista illustrata di fantascienza degli anni '50. Una scansione regolare della pagina ed un voluto classicismo visivo completano il quadro di uno stile a due valido ma che avrebbe potuto osare un pò di più come sperimentazione di linguaggio.
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