Fantascienza. Ultima frontiera. Data Astrale 5459.67 (secolo in più o meno, fate voi). Questo è il diario di bordo dell’Ammiraglio (una voce da lontano: cala, cala). Questo è il diario di bordo del Capitano (la voce: cala, cala). Eh, va bene! Questo è il diario del Cuoco di bordo (la voce: cala, cala). Vice-Cuoco e non ne parliamo più. L’astronave Delos ha, da qualche settimana, lasciato l’orbita terrestre e ora si appresta ad abbandonare il sistema solare, alla ricerca di nuove forme di science fiction per arrivare là dove nessun appassionato è mai giunto prima. Ossia sul pianeta Star Trek, la serie televisiva creata da Gene Roddenberry per la NBC Tv.
La cronaca di un viaggio di cinque anni nello spazio sconosciuto, compiuto da un’astronave terrestre in un’epoca in cui l’uomo ha già colonizzato immense frazioni di Universo e scoperto innumerevoli altri mondi, ha entusiasmato almeno tre generazioni di giovani di tutto il mondo, fino a diventare Mito. Ma anche una traccia indelebile nella cultura americana ed al contempo un fenomeno di costume senza precedenti.
Fu con Star Trek (andata in onda dal 1966 al 1969, per sole tre stagioni) che venne realizzato un “maturo” show di science fiction. Ma quando il telefilm venne trasmesso per la prima volta, non riscosse un gran successo: dopo solo 79 episodi, venne cancellato senza appello dai palinsesti del network. Fu solo grazie alle numerose repliche che sempre più spettatori rimasero affascinati dai viaggi e dalle avventure dell’astronave “Enterprise”, tributando a Star Trek il titolo di cult mass/mediatico e di vero e proprio “universo parallelo”. Il resto è storia: con ben dieci film realizzati dal 1979 e altri cinque tv–show con nuovi personaggi e ambientazioni.
Roddenberry faticò non poco a trovare i finanziamenti, ricevendo più di un rifiuto da parte dei cosiddetti studios a cui sottopose il progetto. Una volta approvato, lo show si avvalse del fior fiore della fantascienza americana di quel periodo. Diversi episodi furono firmati da autori del calibro di Robert Bloch, Normand Spinrad, David Gerrold, Richard Matheson, Theodore Sturgeon, Harlan Ellison e Frederic Brown. Il continuo alternarsi di scenari (dall’epopea western alle atmosfere peplum, fino al gangster movie e all’horror) fu l’indice di una commistione di generi fino ad allora poco praticata sul piccolo schermo. Scelta dovuta anche alla necessità di riciclare vecchi set di altre produzioni. L’intera gamma di episodi di Star Trek è lo specchio dei contrasti e delle conquiste della società americana dell’epoca (il conflitto interrazziale, la guerra in Vietnam, il movimento hippie e i fermenti studenteschi, il sogno tradito della Nuova America di Kennedy) ma è anche il desiderio di un futuro fatto di pace, armonia e sviluppo, dove anche i “cattivi” dispongono di un loro codice morale.
L’equipaggio è il frutto di questo futuro immaginato da Roddenberry: dall’atletico e suadente capitano Kirk all’enigmatico signor Spock, dall’irascibile dottor McCoy, al gioviale ingegnere capo Scott, dalla sensuale Uhura ai solerti Sulu e Cechov.
Nelle intenzioni del suo creatore, Star Trek doveva essere un prodotto più maturo rispetto agli standard raggiunti dalla produzione televisiva dell’epoca. Ne è prova la creazione di una Federazione dei Pianeti Uniti, che impone ai suoi affiliati la regola della Prima Direttiva (“mai interferire con le culture inferiori”), si rivelano abili espedienti per tratteggiare un’Utopia irraggiungibile e l’esigenza di fornire risposte certe alla continua ricerca di una precisa identità da parte del popolo americano.
Ora Star Trek è ad un nuovo giro di boa, con l’undicesimo film che di fatto è un nuovo inizio per tutta la saga. J.J Abrams, creatore di serie innovative come Lost e Fringe, ha preso il comando dell’Enterprise e ha già impostato la rotta: seconda stella a destra e poi dritto fino al Mito.
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