Le più note sono I Grandi Antichi, divinità maligne giunte sulla Terra dalle stelle, che hanno dominato il mondo ed edificato mirabolanti città: Azathoth, il dio cieco e idiota che vive al centro dell’Universo; Yog-Sothoth, essere che non è soggetto alle leggi del tempo e dello spazio, poiché coesiste con tutto il tempo e coincide con tutto lo spazio; Nyarlathotep, il messaggero dei Grandi Antichi; il Grande Cthulhu che dimora nella misteriosa città di R'lyeh, nel profondo degli abissi marini; Hastur l'Indicibile, che occupa l'aria e gli spazi interstellari; Shub-Niggurath, Il Capro Nero Dei Boschi dai Mille Cuccioli, il cui nome viene spesso menzionato nei rituali e nelle formule magiche. Senza contare le decine di creature minori e gli Dei Primigenei, di natura benigna, antecedenti ai Grandi Antichi e scacciati da quest’ultimi.Uno dei motivi dominanti del Ciclo di Cthulhu è proprio l’incontro-scontro tra l’uomo e queste divinità - o anche solo le testimonianze dell’esistenza di tali esseri, o ancora le visioni provocate dalle stesse creature, tramite i sogni - che porta inevitabilmente ad una lacerazione, all’apertura di una soglia tra la nostra realtà e le infinite pieghe del cosmo. Ed proprio quest’ultima la parola chiave per definire buona parte della narrativa lovecraftiana. L’orrore descritto dallo scrittore americano si può definire cosmico, che non ha nulla di umano, anzi affonda le sue radici nell’universo, dove l’uomo non è che un’insignificante presenza, una singola pagina nelle decine di migliaia che compongono la sua storia.Nel racconto Il colore venuto dallo spazio – considerato, a torto o ragione, il più fantascientifico -, l’orrore arriva dallo spazio sottoforma di una meteora. Un tecnico viene incaricato di fare dei sopralluoghi in una vallata del New England che presto sarà inondata, per la realizzazione di una nuova diga. La zona prescelta, nota come “la landa folgorata”, è desolata, ma anche al centro di storie alquanto strane ed inquietanti, di cui nessuno vuole parlare. Vicino alla fattoria di Nahum Gardner, tempo addietro è caduta una meteorite che di notte emette una strana luminescenza. In poco tempo, gli animali muoiono colpiti da uno strano morbo e i frutti della terra diventano malsani e immangiabili. Gli stessi abitanti della fattoria subiscono le conseguenze della presenza del meteorite: i membri della famiglia impazziscono, muoiono o scompaiono misteriosamente.Il racconto è una cronaca realistica di una lenta e angosciante decadenza, fisica e morale, di un’intera famiglia e del territorio circostante la fattoria dove vive. La contaminazione proviene dallo spazio e trova terreno fertile nella carne, nel corpo della famiglia Gardner, ma anche nel corpo sociale: una cappa maligna, un’aurea infernale avvolge i luoghi circostanti la fattoria, ma anche gli abitanti della città più vicina che si rifiutano di parlare di ciò che è accaduto ai loro concittadini e della “landa folgorata”. Il Male, per Lovecraft, una volta che ha toccato l’anima e il corpo dell’uomo, s’insedia per sempre, come un veleno di cui non si conosce l’antidoto.
Anche i protagonisti del romanzo breve Le montagne della follia sono all’inizio dei semplici testimoni, per poi finire vittime della loro stessa avidità di sapere.
Una spedizione di scienziati della Miskatonic University - composta dal geologo Dyer, dai biologi Pabodie e Lake, dal fisico Atwood, da sette neo-laureati e nove operai – parte per il l’Antartico, alla ricerca di minerali da rilevare grazie ad un nuovo tipo di sonda messo a punto da Pabodie. Giunta sul posto, a bordo del brigantino Arkham del capitano Douglas, l’attenzione scientifica della spedizione viene ben presto catturata da una scoperta compiuta dal biologo Lake: reperti vecchi di milioni di anni, vestigia di un’antichissima civiltà scomparsa da millenni. Si tratta dei Grandi Antichi, alcuni dei quali, ibernati, ritornano in vita e uccidono quasi tutti gli uomini della spedizione. I pochi sopravvissuti tentano di sfuggire all’orrore, lungo le gallerie della montagna, per salvarsi la vita, ma scoprono che quelle stesse creature che temono sono la preda di un’altra, più mostruosa entità.
Davanti agli orrori di civiltà inimmaginabili e terrificanti, la scienza dell’uomo è ben poca cosa,
Lo spazio e il tempo sono le due variabili che nelle opere più fantascientifiche di Lovecraft vengono usate come strumento d’indagine. Lo spazio è quello cosmico, generato anche da Dei malvagi, e non, che pretendono di ritornare al centro della vita dell’Universo; il tempo è quello della nostra storia, una storia tuttavia falsa, o almeno incompleta. Il passato dell’uomo è solo uno dei periodi storici della Terra, che in ere lontane ha conosciuto anche la presenza dei Grandi Antichi e di creature provenienti da altre stelle.
I protagonisti delle storie lovecraftiane si ritrovano puntualmente a compiere un viaggio, poco importa se reale o immaginario, in luoghi remoti o in epoche passate, il cui risultato è sempre lo stesso: la condanna ad essere contaminati da un profondo orrore, tale da minare per sempre le sue certezze e la sua mente. Il viaggio alla fine porta diritti alla follia.
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