Star Trek è una serie che riparte dalle sue origini esattamente come il Batman di Christopher Nolan e il James Bond con Daniel Craig. È una coincidenza o il segno dei tempi?
Gli Studios, oggi, sono dominati da una corporate mentality secondo cui è più facile vendere qualcosa che la gente conosce o comunque con cui ha familiarità, piuttosto che inventare qualcosa di completamente nuovo. Una mentalità che considero sbagliata, in quanto è sempre preferibile misurarsi con idee nuove, piuttosto che lavorare più volte sugli stessi materiali. So che è una dichiarazione abbastanza stupefacente, perché proviene dal regista di Star Trek e Mission Impossible 3, ma al tempo stesso sono anche abbastanza convinto che i remake possano diventare oggetti di sperimentazione particolarmente interessanti a patto che il titolo non costituisca un ostacolo per provare a fare qualcosa di nuovo. I registi non devono passare la mano rispetto all’opportunità di realizzare storie che siano stimolanti, divertenti e convincenti solo perché sono state già fatte da qualcun altro. La saga di James Bond ha scelto una direzione più violenta e realista, mentre Il Cavaliere Oscuro è un film molto cinico e dark. Star Trek sarà molto diverso, perché nonostante tutti gli eventi spettacolari e spaventosi che si vedranno, resterà una pellicola molto ottimista con un grandissimo cuore. Non so se anche la mia versione avrà un successo in linea con quello dei nuovi 007 o Batman, ma quello che è certo è che noi siamo rimasti particolarmente fedeli al cuore di Star Trek senza proporre al pubblico l’ennesima visione pre o postapocalittica del futuro.
In questo senso ritiene che il messaggio di pace e di tolleranza di Star Trek sia ancora attuale?
Penso che sia più rilevante oggi che quaranta anni fa. So di parlare per me stesso, ma credo che più ci saranno storie in grado di proporre modelli positivi di accettazione del prossimo, meglio sarà per tutti quanti noi. Non che io voglia fare “il cinema secondo Pollyanna” o quello del punto di vista dello stupido, ma al tempo stesso credo che sia una buona cosa potere individuare un nuovo approccio narrativo, intelligente, saggio e di grande intrattenimento.
Crede che Hollywood resterà influenzata in qualche maniera dall’elezione di Barack Obama?
L’entertainment è per la sua stessa natura influenzato da tutto quello che lo circonda. Questo è uno dei motivi per cui, spesso, vedi uscire quasi contemporaneamente progetti molto simili tra loro. Le persone che raccontano storie non fanno altro che reagire costantemente a quello che vedono accadere intorno a loro. Se c’è un’assenza rilevante intorno a loro, non è una sorpresa che più di una persona reagisca anche a quello che non vede accadergli intorno. La notte in cui Obama è stato eletto, mi sono sentito ‘sollevato’ e pieno di speranza. Finalmente, dopo un blackout durato circa un decennio, avevamo eletto di nuovo un leader attento e ispirato, in grado di capire alla perfezione la comunità globale in cui tutti viviamo: la sua capacità di ispirare le persone è stata tanto a lungo assente dalla politica americana che sentirla di nuovo oggi mi ha fatto capire quanto mi sia mancata. In questo senso Star Trek porta con sé una grande speranza. Anche se lo abbiamo finito prima dell’elezione di Obama posso dire che è ispirato dallo stesso ottimismo che lui comunica a tutti quanti noi. Il messaggio finale di questo film è legato all’idea di comunità, di amicizia, di sopravvivenza e di speranza perfettamente in linea con quello che è accaduto la notte in cui Obama è stato eletto.
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