• È la figlia di un fabbro e sa maneggiare le spade anche se non con la perizia di un samurai (Hiro la salva in un'occasione).
• Va vestita da uomo a Kyoto nel 1671. Ora io non sono esperta di storia giapponese, ma le donne all'epoca andavano vestite in modo molto diverso, basti pensare ai numerosi film ambientati in quel periodo. Possiamo comunque dire che una donna vestita da uomo in qualunque epoca e in qualunque paese ha una mentalità non-conformista e assolutamente contro corrente.
• Ha uno spirito molto forte e riesce a tenere testa sia a Hiro che a Kensei.
• È combattiva e ha coraggio, molto più di quanto ne dimostri Kensei, soprattutto perché lei non ha né un addestramento da samurai né i super-poteri di rigenerazione di Kensei, né quelli di controllo del tempo di Hiro. Quando vede che Kensei non ha alcuna intenzione di aiutarla dice: “Qualcuno deve aiutare mio padre, se non lo farà Kensei lo farò io!” e si getta nella mischia. Qualunque altra donna si sarebbe lasciata prendere dalla disperazione, lei no, lei agisce.
• La figlia del fabbro insegna a Kensei (con molto aiuto da parte di Hiro) non solo il coraggio, ma anche il senso dell'onore, l'importanza della fedeltà alla parola data e della lealtà verso i compagni, tutte qualità classiche di un eroe e che lei possiede in abbondanza.
• È consapevole che le donne nel suo paese e in quel tempo vengono discriminate. Mentre è prigioniera nella tenda insieme a Hiro e al padre dice: “Sottovalutano sempre le donne”, poi si libera e aiuta gli altri. Senza il suo aiuto non ce l'avrebbero mai fatta a fuggire. Yaeko rifiuta la discriminazione e agisce senza che ci sia nessuno a dirle cosa fare. Un miracolo in questa seconda stagione!
Ma alla fine come viene ripagata la Principessa? Viene ingannata da Hiro che la manipola facendole credere di essere Kensei; Yaeko inizia una relazione con Kensei che si dimostra frustrante perché Kensei è un opportunista e un traditore; quando infine scopre la verità viene abbandonata da Hiro perché lui deve tornare nel suo tempo. Ciò che è peggio è che mai nessuno si preoccupa dei suoi sentimenti, nemmeno il grande eroe Hiro. Insomma sedotta e abbandonata, niente di nuovo.
La quantità di stereotipi con cui sono stati ideati i personaggi femminili della seconda stagione di Heroes è veramente insopportabile, anche se per fortuna ci sono alcune scene (poche) che danno un po' di soddisfazione soprattutto con Claire e Yaeko. Non sto dicendo che Tim Kring abbia intenzionalmente creato dei personaggi femminili stereotipati, ma piuttosto che questi stereotipi sono talmente radicati nella società che è molto difficile essere consapevoli della loro influenza e altrettanto difficile e raro riuscire a superarli. Se poi il talento non viene messo a frutto in modo adeguato dominerà la superficialità che ha come conseguenza la ripetizione di vecchi modelli. In ultima analisi, Tim Kring non si è sforzato per niente in questa seconda stagione e ha utilizzato archetipi e stereotipi ricoprendoli solo con facce nuove ma senza aggiornarli. Peccato, un'occasione mancata, soprattutto perché le serie dove sono presenti protagoniste donne positive e forti hanno in genere molto successo di pubblico e un'iniezione di pubblico avrebbe fatto bene a questa seconda stagione disastrata. Staremo a vedere gli sviluppi nella terza.
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