Niente dura per sempre
La prima stagione di I Sopravvissuti va in onda da aprile a luglio del 1975, e il successo è immediato e travolgente. Merito di tutti gli elementi già citati a cui si aggiungono le regie, tra gli altri, di Pennant Roberts e Gerald Blake, registi televisivi di grande esperienza, nonché il tema musicale composto da Antony Isaac, in grado di ben raccontare in note l’angoscia della fine del mondo. Ma i germi dell’instabilità sono presenti già durante le riprese. Fin da subito infatti i contrasti tra Terry Nation e Terry Dudley sul taglio da dare alla serie mettono a dura prova l’intera produzione. Per di più Dudley ha imposto come co-sceneggiatore Jack Ronder, la cui visione differisce da quella di Nation; lo stile dell’intera serie appare pertanto un po’ discontinuo. Alla fine, un po’ per le continue divergenze, un po’ perché in cuor suo pensava di non avere più nulla da dire, Terry Nation lascia la produzione al proprio destino, seguito subito dopo da Carolyn Seymour. Nation si prende la sua rivincita pubblicando nel 1976 il romanzo I Sopravvissuti, nel quale racconta la storia così come avrebbe voluto che fosse mostrata nello sceneggiato televisivo. Dudley e la BBC vanno comunque avanti, affidando la stesura di nuove sceneggiature a Jack Ronder coadiuvato da un corposo team di autori. Così nel marzo del 1976 vede la luce la seconda stagione del telefilm, che durerà altri tredici episodi e si concluderà a giugno dello stesso anno. Il taglio dato alla serie oscilla tra una maggiore attenzione per l’azione avventurosa e gli aspetti pratici della vita quotidiana dei sopravvissuti. Per la prima volta un episodio doppio è ambientato nella Londra devastata e ridotta a uno spettro, e sarà forse il miglior episodio della stagione. Il buon successo della seconda serie convince la BBC a cavalcare l’onda e a produrre una terza stagione. Quest'ultima, di dodici episodi, verrà trasmessa tra marzo e giugno del 1977 e vedrà una virata più decisa del taglio delle storie. Anche Jack Ronder lascia la produzione e Terry Dudley prende personalmente la guida del team degli sceneggiatori, cimentandosi nella scrittura. Anche Ian McCulloch decide di abbandonare il personaggio di Preston, lamentandosi della scarsa qualità degli episodi; si limiterà fare da guest star in un paio di episodi e a scrivere alcune sceneggiature. L’atmosfera del telefilm è complessivamente più cupa, resa visivamente dall’aspetto più trasandato degli personaggi e dal decadimento accentuato delle strutture. Inoltre l’attenzione è più centrata sull’azione, forse una mossa per conquistare anche il mercato americano. Il successo resterà buono ma non all’altezza delle altre due stagioni. Conclusosi il ciclo narrativo, la BBC decide pertanto di terminare il progetto: l’avventura dei Sopravvissuti è ufficialmente finita.Abbandonato il progetto con una certa delusione, Nation resta però ancora alla BBC dove produce e realizza un altro telefilm fantascientifico, Blake’s 7, storia di un gruppo di criminali che fuggono dalla Federazione Terrestre a bordo di un’astronave aliena rubata. Il telefilm andrà avanti per quattro stagioni fino al 1981, riscuotendo un buon successo anche se non paragonabile a quelle di I Sopravvissuti. Negli anni ottanta Nation balza oltre l’oceano e si trasferisce a Los Angeles, iniziando a lavorare a molti serial televisivi. Il suo nome resterà legato per sempre allo show che gli ha dato fama e successo; ciononostante resisterà a ogni tentativo di coinvolgimento in progetti di sequel o remake, come quello che gli proporrà McCulloch negli anni novanta. Forse i tempi sono cambiati, forse è cambiato lui e l’idea di una nuova visione del mondo non gli interessa più. Nation ha sviscerato il significato più profondo del verbo sopravvivere; non sopravvivrà invece all’enfisema che lo stroncherà nel 1997.
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