Il terzo personaggio chiave è l’ingegnere Greg Preston. Solitario, introverso e un po’ burbero, si è trovato in Olanda al momento dello scoppio dell’epidemia e, affrontando molte traversie, è riuscito a tornare in Inghilterra solo per scoprire di non avere più motivi per cui tornare. La voglia di isolarsi da tutto e tutti, lasciando che il mondo vada incontro al suo destino, viene poco a poco sostituita dalla necessità di prendersi le proprie responsabilità per la ricostruzione; pertanto Greg diventa dapprima uno dei leader della comunità di Abby, e poi decide di fondare una comunità propria. Si può dire quindi che il personaggio di Preston rappresenta quella che una volta si definiva “maggioranza silenziosa”; quella parte di popolazione industriosa, laboriosa, apparentemente serena dietro lo scudo di una vita familiare tranquilla, in realtà intrisa di inquietudini e lacerata da un senso di inutilità che si tramuta in autentica inerzia sociale. Persone che svolgono lavori anche importanti, hanno una famiglia perfetta e la domenica comprano il giornale e guardano la partita bevendo birra. Per Greg la catastrofe diventa un’occasione per trovare la forza di scuotersi e prendere in mano il proprio destino, costruendosi una vita libera da convenzioni imposte e finalmente densa di significati. Nel telefilm questa libertà prende il volto di Jenny Richards, la classica ragazza che in condizioni “normali” si sarebbe limitato a guardare da lontano; gli eventi invece uniranno i due, spingendoli a formare una delle prime nuove famiglie post-epidemia. Per la parte di Greg viene scelto l’attore scozzese Ian McCulloch, anche lui di provenienza principalmente televisiva (partecipa ad alcuni episodi di Doctor Who). Il successo lo porta anche a lavorare nel cinema italiano, in due pellicole dal gusto “forte” quali Zombie 2 di Lucio Fulci e Zombie Holocaust di Marino Girolami. McCulloch è, tra i protagonisti, probabilmente quello che si affeziona maggiormente alla serie, tanto da proporre negli anni novanta un proprio progetto per un seguito del telefilm, purtroppo senza raggiungere alcun risultato.
Intorno a questi tre personaggi chiave ruoteranno molti altri protagonisti, alcuni più importanti nell’economia della serie, come ad esempio Charles Vaughn (interpretato dall’attore Dennis Lill), un altro leader di comunità, inizialmente antagonista di Preston. Sicuramente però tra i protagonisti più importanti della serie va citata l’ambientazione, quasi interamente rurale se si eccettua il primo episodio. L’acerba e malinconica brughiera inglese diventa uno scenario perfetto, metafora della natura che con la scomparsa del genere umano finalmente si riappropria degli spazi che la civiltà le aveva rubato: sentieri sterrati, fronde degli alberi mosse dal vento, masse di rovi che soprattutto di notte sembrano muoversi di vita propria. In tutto questo paesaggio i piccoli agglomerati urbani, villaggi deserti e capannoni pieni di cadaveri, sembrano isole destinate a essere lentamente fagocitate dal maestoso avanzare della natura. In questo contesto i sopravvissuti devono letteralmente strappare spazio alla natura, come naufraghi su un’isola deserta costretti a divorare centimetro dopo centimetro all’incedere della massa verde. Le contee del Monmouthshire, del Worcestershire, dell’Herefordshire, le regioni di Suffolk, del Derbyshire e le mitiche Highland scozzesi: tutti questi luoghi diventano spettatori silenziosi ma non assenti alle piccole vicende umane, consapevoli di essere in grado di resistere e superare ogni evento.
E lo stesso silenzio diventa elemento essenziale per creare la tensione narrativa. Il tramonto dalla civiltà con i suoi rumori di traffico, treni che passano, vociare di ragazzi, comunicati radiofonici e televisivi, telefoni che squillano, si avvera nel giro di una notte, lasciando le strade delle piccole cittadine inglesi immerse in un silenzio privo anche di quel rumore di fondo a cui le società moderne ci hanno abituati. Il silenzio è il vero testimone dell’ingresso in una nuova era, meno rumorosa ma forse più autentica.
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