È subito evidente il doppio binario che Nation intende seguire nel dipanare la storia. Oltre alla macro vicenda, tesa a seguire il destino dei ultimi rimasugli dell’umanità e densa di risvolti etici e morali, ma che tutto sommato resta sullo sfondo, è la micro vicenda dei singoli protagonisti ad attirare l’attenzione dell’autore. Nation si è chiesto: se ognuno di noi, singolarmente preso, fosse coinvolto in una catastrofe simile, quale sarebbe il suo primo, istintivo desiderio? La risposta è immediata: che tutto ritorni come prima. Ma è un desiderio irrealizzabile e Nation lo dice chiaro e tondo, attraverso una domanda che un anziano bidello rivolge alla protagonista nel secondo episodio: “Lei saprebbe fabbricare una candela?” In questa domanda, quasi sciocca in condizioni normali, sta tutta la forza dirompente del racconto. L’innovazione introdotta dalla rivoluzione industriale è consistita nella segmentazione dei processi produttivi: i beni vengono prodotti in fasi successive che si svolgono in luoghi diversi, e che hanno bisogno dell’apporto di diverse specializzazioni. La mancanza di queste specializzazioni comporta l’interruzione della catena, con conseguente impossibilità della produzione di continuare. Per un po’ i sopravvissuti hanno a disposizione le scorte di cibo, indumenti e macchinari che si trovano dovunque. Ma quando le scorte saranno finite? Le centrali energetiche sono intatte, ma chi le fa funzionare? E poi, anche se si facessero funzionare, avrebbero bisogno di combustibile: chi lo estrae, e chi lo trasporta? E se si rompe una conduttura dell’acqua potabile, chi l’aggiusta? E quando la benzina nei distributori sarà esaurita, chi andrà a prenderne dell’altra? Chi aggiusterà le macchine quando si romperanno, chi cucirà i vestiti, chi coltiverà i campi quando le derrate scarseggeranno… Un intero sistema economico costruito per soddisfare le esigenze di miliardi di persone diventa del tutto inadeguato per le esigenze di una frazione infinitesima delle stesse persone. Tutte queste considerazioni vengono poste non tanto in un’ottica generale, ma dal punto di vista del singolo individuo, cioè di tutti noi. Ognuno di noi, alle prese con una situazione del genere, si troverebbe in condizioni di impotenza e di frustrazione, costretto a imparare da zero come si fabbrica una candela, cioè le basi della semplice vita quotidiana. Tutto l’immenso sapere custodito nei libri risulterebbe inadeguato senza la necessaria competenza pratica, che si acquisisce solo con il tempo. Ma il tempo è quello che manca, e la Storia ci insegna che se ci vogliono secoli per raggiungere un certo grado di civiltà, ci vuole molto, molto meno tempo per tornare nella barbarie. La battaglia dei singoli individui è proprio questa: evitare la fine della civiltà, mantenere una parvenza di continuità con il “prima” basata principalmente sul rispetto reciproco e sulla conservazione del senso di umanità. Non mancano gli scontri e le contraddizioni, sempre presenti quando il caos regna sovrano; così i superstiti dovranno confrontarsi con gli inevitabili protagonismi, lotte per il potere, comunità pseudoreligiose e gruppi armati dediti solamente a depredare il depredabile. L’azione non manca, ma è soprattutto il taglio psicologico e al tempo stesso pratico che interessa maggiormente a Nation e agli altri autori. La lotta quotidiana di uomini e donne per nulla eroici ma al contrario, fragili e pieni di dubbi, è stata la molla che ha consentito l’immedesimazione degli spettatori, consacrando il successo della serie prima nel Regno Unito, e poi in mezzo mondo, rendendo I Sopravvissuti un progetto destinato a durare nel tempo.

Questione di scelte

L’idea di Nation non prevede un protagonista unico, eroe indistruttibile e pronto al sacrificio, ma al contrario si basa sulla coralità dei personaggi, ognuno mostrato con i propri dubbi, le proprie fragilità e incertezze, le proprie meschinità e virtù. Su tutti spiccano però i tre personaggi chiave dai quali inizia la vicenda, e che Nation utilizza come campioni del proprio universo. La scelta di questi tre, e degli attori che li interpretano, è un’altra pietra miliare su cui si fonda il successo del telefilm.