Riassumere in poche righe la personalità di questa autrice non è facile, perché se la d'Eramo ci ha dato opere importanti (spesso precorritrici) in campo fantascientifico, di rilievo sono i suoi romanzi mainstream (ai quali soprattutto deve la notorietà) e, d'altro canto, elemento non secondario nelle sue tematiche è la sua tormentata biografia. Da questo punto di vista, esplicativo appare - fin dal titolo - il già citato saggio L'alieno e il diverso... In esso si chiarisce un elemento chiave dell'approccio al mondo dell'Autrice: il rapporto con l'altro. Cioè il confronto, l'interazione con chi è differente da noi (umano, formica o "alieno" che sia), che è poi l'unico "dialogo" capace di arricchirci. Alla base ritengo vi siano, nella d'Eramo, una vivacità intellettuale mai venuta meno (quindi anche il desiderio di "toccare con mano" per valutare), e un profondo senso di umanità.
Caratteristiche, queste, che nel 1943 la spinsero - ragazzina poco più che diciottenne - ad abbandonare gli agi di una integrata famiglia della borghesia medio-alta (il padre era un importante funzionario, la madre era stata segretaria del Fascio a Reims, dove Luce era nata nel 1925) per fuggirsene da sola in Germania, e arruolarsi volontaria come operaia del Terzo Reich, col fine di verificare se fossero autentiche certe dicerie "inverosimili" sui campi di concentramento.
Questa sofferta odissea fu raccontata nel romanzo Deviazione (1979): il lager, la fuga, il tentato suicidio, la sedia a rotelle, il ritorno. L'Autrice impiegò trent'anni per scriverlo.
Quanto alla fantascienza, va sottolineato che, sull'argomento, già verso la metà degli anni Sessanta la d'Eramo aveva offerto pagine di una sorprendente apertura e lucidità. Esse apparvero su riviste dell'ambiente mainstream, e passarono praticamente inosservate, quando non furono accolte con sufficienza. Era l'epoca in cui la letteratura "alta" non amava contaminarsi con un genere popolare e "cervellotico" come la fantascienza, a parte pochissimi esempi isolati e un po' accademici (Sergio Solmi, Gillo Dorfles, Umberto Eco). Ultimamente la casa editrice Perseo sta riproponendo questi scritti sulla rivista Futuro Europa.
E che ci fosse (e continuasse) una prevenzione nei confronti della nostra narrativa "bassa", ebbi personalmente testimonianza ulteriore nell'anno 1986, a Montepulciano, durante le premiazioni della XII Italcon. Vale la pena aprire una parentesi per narrare un episodio, che coinvolse anche la d'Eramo.
Alla convention era abbinata la prima edizione del premio letterario Città di Montepulciano, nella cui giuria - ci era stato comunicato - figuravano i nomi di Alberto Moravia, Dario Bellezza, Alain Elkann, e altri luminari. Non annunciata per tempo dal programma, giunse anche Luce d'Eramo, invitata dal comitato organizzatore a presentare il suo romanzo Partiranno, che era appena uscito.
Nel corso della cerimonia concernente il mainstream, assistemmo a un vero e proprio assalto inquisitorio di Albero Moravia nei contronti di Luce d'Eramo ("Come mai, dopo aver scritto di lager e di terrorismo, questo scivolamento verso la fantascienza"), assalto che la scrittrice fronteggiò in modo gentile e mite, ma determinato.
Il secondo fatto è che, immediatamente dopo, si diede luogo alle premiazioni riguardanti il concorso letterario Città di Montepulciano: e a questo punto la giuria "alta" - Moravia in testa - si dissociò rumorosamente dall'evento, dichiarando in modo secco la propria estraneità e scendendo a sedere in platea con gli altri luminari (al che il sottoscritto, che era tra i finalisti, uscì schifato dalla sala rifiutando di ritirare il premio; e non fu il solo a uscirsene). Al tavolo rimasero gli spiazzati organizzatori della convention, e Luce d'Eramo, che comunque non faceva parte della giuria.
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