Dopo tanti anni l'attesa è, finalmente, terminata e così dopo i vari tentativi di diversi registi, arriva finalmente sul grande schermo una pellicola destinata a suscitare notevole interesse in tutto il pianeta.
Watchmen, uno dei romanzi grafici di culto di Alan Moore e Dave Gibbons è diventato un film estremamente interessante e complesso, diretto da quel grande talento che è il regista di L'Alba dei Morti Viventi e 300, Zack Snyder.
La vicenda di un ex gruppo di supereroi è raccontata ripercorrendo quaranta anni di storia americana così come non l'abbiamo mai vista.
Richard Nixon, infatti, è stato eletto cinque volte Presidente degli Stati Uniti d'America: lo scandalo Watergate non c'è mai stato e lui è riuscito a vincere la guerra in Vietnam in poco tempo grazie all'aiuto del Dottor Manhattan, uno scienziato diventato un essere potentissimo quanto enigmatico.
Nel 1985, quando inizia il film, però Usa e Unione Sovietica sono sull'orlo di un conflitto nucleare e due degli Watchmen (Manhattan e Adrian Veidt) si stanno impegnando per fermare gli ordigni comunisti.
Nel frattempo, però, qualcuno ha ucciso 'Il comico' e Rorschach, un altro membro del gruppo, sospetta che sia l'inizio di un attacco diretto agli Watchmen e prova a contattare gli ex compagni.
Tra atmosfere estremamente cupe e in un crescendo di rabbia e violenza, Watchmen si propone al pubblico come un film molto fedele nello stile e nello spirito al romanzo grafico originale.
Una pellicola dalla forte caratterizzazione fantascientifica dove il gusto raffinato per l'ucronia va di pari passo con un effettistica visiva che rende perfettamente plausibile il mondo creato da Moore, restituendolo allo spettatore con tutto il suo fascino e il suo stile visivo inconfondibile e unico.
Sessualmente languido, dinamicamente intenso, concettualmente intrigante e strutturalmente molto curato in ogni dettaglio nella sua complessa costruzione emotiva e psicologica, Watchmen non è stato 'volgarizzato' in modo da fargli raggiungere necessariamente un pubblico molto ampio.
Sebbene stilisticamente ineccepibile, il film porta con sé, infatti, quella farraginosità talora rabbiosa, talaltra rarefatta dell' opera originale senza venire a compromessi artistici o visivi con le necessità di una Hollywood alla costante ricerca riguardo come blandire il grande pubblico.
Brillante e - in alcuni momenti - molto divertente, il film è ritmato da una colonna sonora straordinaria con brani di Hendrix, Dylan e Simon & Garfunkel usati con perizia per commentare i momenti principali e più salienti di una pellicola che sorprende lo spettatore per le sue riflessioni psicologiche, le sue contraddizioni e - soprattutto - per il fatto che gli Watchmen non sono i Vendicatori o la Justice League of America, ma un ex supergruppo votato all'implosione in una spirale di violenza e disperazione, in un contesto storico da fine del mondo.
Mezzo secolo di quella che assomiglia molto alla storia americana viene distillato in un film dalla forte valenza pop che oltre a citare storie, situazioni, volti e personaggi offre un'immagine lacerata e vulnerabile di eroi alle prese con la propria solitudine.
Stilisticamente impeccabile e con una buona dose di senso dell'umorismo, Watchmen riflette le inquietudini e le lacerazioni di personaggi dei cosiddetti fumetti decisamente unici e straordinari.
Un film unico che, forse, più del Cavaliere Oscuro si spinge su terreni accidentati, mostrando al pubblico la brutalità e la grande umanità di eroi ambigui e non simpatetici che, di tanto in tanto, sconfinano nel maniacale e nello sghangherato.
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