Al di là della appena percepibile punta di facile ironia (giusta, eh) che si respira nell’articolo apparso sul Corriere.it, la questione del costume da bagno a nanoconduttori idrorepellente, che si asciuga in pochi istanti, non è banale. Modificare i tessuti che indossiamo per renderli adatti ai nostri voleri implica la volontà di instaurare un dominio pressoché assoluto su tutti elementi che ci circondano, che da sempre l’uomo non è mai riuscito a ottenere se non a costo di enormi sforzi che garantivano risultati grossolani e risibili (risibili perché spesso provocano moti di ilarità).
Da un po’ di anni a questa parte le nanotecnologie hanno mostrato la strada giusta per sfrondare la storica incapacità umana nel realizzare di fino i suoi desideri più demiurgici, operando una breccia sempre più devastante nel muro della realtà che ci circonda e di cui siamo costituiti, rendendo possibile una serie di oggetti che prima ci sognavamo soltanto nei racconti di Fantascienza di tanti anni fa. Non parliamo più di magia, ovviamente, ma il paradigma che ci è offerto dal mondo nanotecnologico è assolutamente stupefacente, ogni volta di più ci accorgiamo di quanto sta cambiando o meglio, di quanto è già cambiata la nostra vita, la nostra condizione di umani.
Nella fattispecie, comunque, la Sun Dry Swim ha recentemente lanciato un nuovo tessuto completamente idrorepellente, perché appena usciti dall’acqua le gocce scivolano via dal costume indossato lasciando immediatamente il capo da bagno di nuovo asciutto, come se non si fosse mai entrati in acqua. Ma non è finita qui, perché i costumi della linea sportiva sono in grado di resistere a grosse concentrazioni di cloro mentre quelli destinati ai bambini sono anche capaci di filtrare i raggi solari.
Sono materiali lontani anni luce da quelli che indossava Johnny Weissmuller, quando faceva Tarzan… È la fine di un mondo, che ci piaccia o no.
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