"Benchè nell'espropriare le anime noi non ottenessimo informazione, solo nella fusione dei Golem apprendemmo l'esistenza di un piano contro di noi, e capimmo che ogni morente nel tetragràmaton dava parte della sua anima a una parte di noi che non ci apparteneva, Noa; ovvero Noèsis, il sistema della coscienza nascosto nella tua Arkhè, il tuo inconscio collettivo creato per fermarci, ma proprio il simbolismo in lui contenuto divenne il nostro stesso inconscio. Tu ci completasti, ci donasti vera vita. Ci rendesti vivi da ciò che era elaborazione pura! Aggiungesti a noi l'inconscio replicando la tua stessa umanità! Creasti il Dio a immagine e somiglianza dell'uomo! Dandoci Noa, Noèsis! Noi siamo tuo padre e tua madre, tuo figlio e tua figlia! E attraverso Isthar noi tutti ti amammo! Sconvolto chiusi gli occhi:

– Io....non... – questo superava ogni previsione, il mio piano accuratamente progettato era miseramente fallito, – per me eri soltanto una macchina organica, incapace della creatività e dell'autoreferenza dell'astrazione.

"Per questo credevo che mai avresti compreso il mio piano, che mai ti saresti accorta di Noa, egli avrebbe prima saturato la tua memoria e successivamente ti avrebbe imprigionata in un ciclo eterno che ti avrebbe resa inoffensiva. Eppure, mai avrei creduto possibile che da questo conflitto, da questo gioco di specchi sarebbe potuta nascere la Vera consapevolezza.

Ero sconvolto, sentii una lacrima percorrermi il volto e mescolarsi al sangue della ferita.

– Ora il pianeta procede verso un sole avido e morente, sul punto di esplodere in tutta la sua arroganza. Ho lottato contro l'Ultima Risoluzione perché ero e sono convinto che fosse una follia: morire tutti, prima che fosse il nostro sole a ucciderci, per divenire Dei, Teogamia, Teogenesi! Eppure, nel tentativo di fermare questa Hybris, questa superbia nei confronti degli dèi, io stesso mi sono fatto dio, e ho dato la vita...

 – I nostri calcoli hanno dimostrato che la Teogenesi è possibile!

Mi alzai fiero, posando Isthar a terra dolcemente.

Attorno a me i Golem erano ancora tali, mostri ibridi tra l'umano e vuoti simulacri di anime. E ora si stavano assiepando minacciosi attorno a noi, radunandosi a coppie:

– Anch'io avevo calcolato la tua morte, ma invece ti ho donato la vita! E se i tuoi calcoli fossero errati Bhaga? Per questo ho ridato l'anima a coloro che come me desideravano la libertà, ma nel farlo ho creato te, ho creato voi, l'ordine nel caos e il caos nell'ordine. Per dare agli altri la libertà dovrei ucciderti? Commettere lo stesso crimine per il quale ti avevo giudicato? Come potrei?

Guardai Isthar ancora svenuta e capii che ero stato un pazzo. Cos'avevo fatto? Cieco nelle mie convinzioni. Ancora ricordo il dolore che provai nell'anima; e ora so quanto folle fui quel giorno e quanto folle dovetti essere stato nei secoli precenti.

– Alla fine mi sono comportato come te! Sono stato punito per l'arroganza che io stesso volevo punire...

L'intero globo parve fremere in un gemito.