Antonino Fazio: Note su Theodore Sturgeon
Nella linea schematica che porta dalla golden age al cyberpunk, passando per la social sf e la new wave, un autore atipico come Theodore Sturgeon rischia, malgrado la sua importanza, di non trovare posto. Eppure la fantascienza di Sturgeon non è difficile da catalogare, rappresentando con tutta evidenza il filone più autenticamente umanista di questa letteratura.
Il motivo per cui Sturgeon viene considerato uno scrittore umanista è semplice: è un umanista perché si occupa dell'uomo, inteso come individuo specifico, descritto in modo concreto, con profondità psicologica e autentica partecipazione. L'orizzonte narrativo di Sturgeon, tuttavia, non è mai individualistico, pur non essendo neanche sociologico. I suoi personaggi, infatti, sono individui che vengono sempre posti in relazione con altri individui. La sua scienza di riferimento è la psicologia sociale, piuttosto che la sociologia. Un altro elemento che caratterizza il suo approccio umanistico è la messa in secondo piano degli elementi tecnologici, da altri considerati come fattori portanti della narrativa fantascientifica.
Benché Sturgeon, come autore, sia nato con Campbell, per lui il concetto di più che umano non ha nulla del superomismo campbelliano. In Sturgeon, gli umani sono spesso meno che umani, piuttosto che superumani. Tuttavia molto del tipico ottimismo campbelliano sopravvive nelle storie, che Sturgeon scrive adoperando uno stile letterario degno di qualunque autore mainstream. Peraltro, nella sua narrativa, l'elemento fantascientifico è spesso sotterraneo, poco ostentato, ed emerge quasi per allusione, in modo progressivo e irresistibile, ma non esplosivo.
Valga per tutti Hurricane Trio (1955), racconto costruito su un classico triangolo sentimentale, che vira improvvisamente in una direzione apertamente fantascientifica, mostrandoci, al tempo stesso, la valenza metaforica e la funzione catalizzatrice dell'elemento fantascientifico. Quest’ultimo si caratterizza come un fattore sovversivo, in grado di scardinare l'impianto apparentemente realistico e quasi quotidiano della storia, in modo da farne emergere la struttura sotterranea, sorretta da una logica spiazzante e anticonformista. L'intervento degli alieni è in sé un deus ex machina, ma permette a Sturgeon di lanciare il suo messaggio sull'importanza di cogliere davvero l'estraneità e, al tempo stesso, la somiglianza dell'altro. L'elemento fantascientifico va dunque oltre la pura e semplice presenza degli alieni sullo sfondo della storia, e va a situarsi all'interno della dinamica relazionale fra i tre personaggi.
Sturgeon, certamente, scava dentro il realismo per coglierne aspetti di stranianza, ma che non fosse interessato al realismo in quanto tale lo si coglie dalle sue incursioni nel fantastico, che spesso assumono sfumature horror: un modo più ovvio di trattare il diverso, nel quale continua a mostrare il suo tocco inconfondibile. Le sue storie sono spesso costruite sulle dinamiche relazionali di pochi personaggi, a volte solo due, e l'intera vicenda si dipana all'interno di questa relazione. A dispetto di ciò, Sturgeon non ha nulla dello scrittore intimista, perché il microcosmo relazionale che egli racconta racchiude in sé ampiezze macrocosmiche sorprendenti.
Francesco Lato
Ricordo che negli anni 70 (del secolo scorso, ormai bisogna dire), quando leggevo fantascienza già da alcuni anni, c’erano due autori che mi davano sempre una particolare soddisfazione: Fritz Leiber e Theodore Sturgeon. Entrambi avevano un tratto che, da chiunque fossero tradotti, me li rendevano comunque immediatamente riconoscibili e, per questo, familiari. E se del primo apprezzavo la brillantezza e l’eleganza, tanto da gustarne anche le storie di heroic fantasy, genere che di norma non mi attraeva particolarmente, trovavo che il secondo incarnasse quella che per me era allora la fantascienza ideale: storie di un’umanità ormai irreversibilmente entrata nell’epoca (post)scientifica, ma raccontate da un punto di vista ineluttabilmente umanistico; quasi che, spogliati dell’abito tecnologico, gli uomini e le donne di Sturgeon si mostrassero nudi nella loro essenza primaria. A tutto ciò si accompagnava una straordinaria capacità di compenetrazione nel creare personaggi soli o altrimenti emarginati. Sotto questi aspetti, ancor più dei romanzi, mi sembrano esemplari tanti memorabili racconti, da Maturità a Uragano a Scultura lenta.
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