Struttura dello studio
L’articolo di Krugman si compone di tre sezioni, anticipate da una introduzione. Nella sua presentazione, l’autore fa notare che “i recenti progressi nella tecnologia del volo spaziale, come pure le prospettive di utilizzo dello spazio per l’approvvigionamento energetico e la colonizzazione (O’Neill, 1976) [è all’origine della] nuova possibilità di scoprire o realizzare un ipotetico mondo al quale applicare i principi dell’economia ortodossa”, laddove oggi i critici concordano sull’astrazione della stessa. “È quindi ovvio che gli economisti abbiano un interesse particolare nel comprendere e, in effetti, promuovere lo sviluppo di un’economia interstellare. Si potrebbe sperare che la formulazione adeguata di una teoria delle relazioni economiche interstellari possa addirittura accelerare l’emersione di queste relazioni. È troppo suggerire che questo lavoro potrebbe rivelarsi tanto influente in un simile sviluppo del lavoro di Adam Smith per i primi insediamenti del Massachusetts e della Virginia?” Le complicazioni del viaggio interstellare rendono la teoria del commercio interstellare completamente diversa dal commercio interplanetario, ma Krugman decide di affrontarle servendosi dei principi base della massimizzazione del profitto e del costo-opportunità. Quest’ultimo misura il costo del mancato sfruttamento di una opportunità di investimento: a titolo di esempio, le opportunità perse mentre si è impegnati nello svolgere una certa attività. Nella scelta delle strategie, la valutazione del costo-opportunità è fondamentale, perché tiene conto di tutte le risorse non monetizzabili, come per esempio il tempo. E il tempo riveste un ruolo di primo piano, quando si ha a che fare con transiti spaziali della durata di diversi anni.
Chiarite le premesse, le tre sezioni del saggio sono così articolate: fondamenti della relatività di Einstein utili alla successiva analisi; applicazione del modello all’analisi del commercio interstellare dei beni; ruolo dei movimenti interstellari di capitale. Krugman mette in evidenza che, “mentre l’oggetto di questo articolo potrebbe sembrare insulso, l’analisi ha un significato concreto.” Si tratta per cui di “un’analisi seria di un argomento ridicolo, che sicuramente è il contrario di quanto solitamente accade in economia”.
Considerazioni fondamentali
Le due caratteristiche che distinguono il commercio internazionale da quello interplanetario, secondo Krugman, sono il tempo speso nel transito (dal momento che il viaggio si compie a velocità inferiori al limite della luce, viaggi di diverse centinaia di anni sono plausibili) e il raggiungimento di velocità relativistiche per rendere il viaggio interstellare praticabile e utile ai fini dell’instaurazione di un mercato di scambio. In virtù della prima premessa, il progetto di trasportare dei beni deve essere considerato a tutti gli effetti un investimento a lungo termine e “sarebbe difficilmente concepibile senza un mercato delle futures molto ampio”. La seconda caratteristica delle transazioni interstellari è invece un po’ più stringente e concede meno margini di manovra (Krugman osserva ironicamente che “i fisici non sono così tolleranti quanto gli economisti nell’aggirare le difficoltà”): le velocità relativistiche alle quali si compie il transito relativizzano la scala dei tempi e questo pone il problema di decidere quale tempo di transito adottare nel calcolo degli interessi, se quello di un osservatore stazionario o piuttosto quello dell’osservatore solidale con i beni trasportati. Per illustrare meglio i risvolti del problema Krugman ricorre a un utile esempio.
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