La civiltà tecnologica è collassata, regredendo a una specie di medioevo feudale, con una forte influenza ecclesiastica, la ricerca scientifica è vivamente scoraggiata, e con le maniere forti.
Già sentita una storia del genere?
Lo credo bene, si tratta di uno dei cavalli di battaglia della fantascienza, Robert Charles Wilson prova a dire qualcosa di nuovo nel genere, con Julian, l'eretico ritorna, ma non per l'ultima volta, la società post-crollo.
Nel 2176 gli Stati Uniti d'America esistono ancora, ma le stelle sulla bandiera sono sessanta, e le elezioni presidenziali vedono in lizza un solo candidato.
Il cavallo è tornato a essere il mezzo di trasporto più impiegato, sulle lunghe distanze si possono usare locomotive con motore a vapore, e un grande successo è stato ottenuto fornendo a Manhattan quattro ore di elettricità al giorno.
La Chiesa del Dominio esercita il suo potere, ma controlla il progresso scientifico, per evitare che si ripeta il disastro conosciuto come Falsa "Sofferenza",, il crollo tecnologico che, nel ventunesimo secolo, aveva decimato la popolazione mondiale.
Anche i ritrovamenti effettuati nelle Discariche, i resti degli insediamenti distrutti nel cataclisma, vengono analizzati e devono essere approvati prima di essere messi in commercio.
Modellata sulla società di fine ottocento l'America del futuro appare come un gigante ingessato, dove il dissenso può essere molto pericoloso.
Nel paesino di Williams Ford non tutti sono d'accordo con questo stato delle cose, Julian Comstock, figlio di un generale giustiziato dal governo, non accetta limiti alla propria intelligenza, trascinando l'amico Adam Hazzard, voce narrante della storia, sulla pericolosa strada del dubbio.
E quando il mondo esterno, attraverso una coscrizione obbligatoria, irrompe nella tranquillità di Williams Ford, Julian e Adam dovranno decidere se piegare il capo o accettare di dare battaglia.
Julian l'eretico è una storia decisamente ben raccontata, come viene messo in chiaro subito non vengono narrati avvenimenti particolarmente eclatanti, la carriera pubblica di Julian comincerà dopo, in questo romanzo viene presentato il mondo dove il protagonista vivrà le sue avventure, tuttavia la storia non è per questo meno appassionante.
La società dominata dalla Chiesa del Dominio non è un posto particolarmente brutto dove vivere, almeno se la si confronta con altre opere del genere, tra tutte possiamo ricordare il terribile La ruota, di John Wyndham, e il più ottimista L'uomo della terza fase, di Edmund Cooper, tuttavia Wilson è riuscito a rendere l'oppressione che vi domina.
Julian appare sin da subito come elemento di rottura, i suoi dubbi e la sua maturazione (e quella dell'amico Adam) appaiono credibili e senza forzature, come pure le decisioni che i due prendono nel corso delle storia.
Tutto bene, quindi?
Quasi tutto, perché uno sconcertante finale rovina parzialmente il resto del romanzo.
A mio parere è a pagina 107 che bisognerebbe smettere di leggere la storia, le seguenti quattro pagine sono un guazzabuglio che mi è sembrato incomprensibile, senza molto senso logico.
Sembra quasi che Wilson abbia voluto prefigurare il proseguo delle avventure di Julian, affastellando una serie di idee e considerazioni senza rapporto tra di loro e con il resto dell'opera.
Mi è rimasto il dubbio che mancassero un paio di pagine dopo la 107, ma così non è, non ho assolutamente capito cosa volesse dire un finale del genere, ammesso che volesse dire qualcosa.
Il giudizio finale è pertanto una media tra un'opera di buon livello e una caduta di tono abbastanza pesante, inusuale per un autore solitamente di ottimo livello.
Nato in California nel 1953, ma canadese d'adozione, Robert Charles Wilson è uno scrittore che ha avuto una carriera lunga e significativa, per quanto non troppo prolifica.
Dopo il primo racconto, pubblicato nel 1975 su Analog SF, ha continuato a pubblicare opere via via più mature, sino ad arrivare, nel 1998, alla vittoria nel premio Hugo con il romanzo Darwinia.
Attualmente vive con la moglie Sharry a Concord, in Ontario.
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