Mark Millar, un altro famosissimo autore scozzese, inizia contemporaneamente a scrivere Ultimates (Ultimates, Marvel Comics, 2002 – Marvel Italia, 2002): una rivisitazione in chiave contemporanea dei Vendicatori, da lunga data cavallo di battaglia della Marvel Comics. Millar si è formato sempre nella madrepatria lavorando gomito a gomito con Grant Morrison sulle pagine di 2000 AD, tanto da monopolizzarne per un’estate la completa gestione editoriale (The Summer Offensive), ed è stato il diretto successore di Ellis su Authority, da cui ha ricavato fama di livello mondiale.
In Ultimates l’autore gioca attorno al concetto di superumano e postumano in modo molto divertente, ma anche molto cinico e realista. I metaumani diventano una forza importante nel mantenere l’equilibrio globale attirano l’attenzione dell’esercito americano che li comincia a vedere come una fondamentale risorsa (li si definisce esseri di distruzione di massa) da sfruttare in una nuova corsa agli armamenti biologica. Ci si era già provato nella Seconda Guerra Mondiale ma il progetto era abortito con la scomparsa e l’irripetibilità dell’esperimento che avrebbe dato origine a Capitan America. Il problema però non sta nell’arruolare gli scherzi di natura che cominciano a manifestarsi davanti agli occhi dell’opinione pubblica proprio in quel momento, lo Zio Sam se ne fa poco di persone indisciplinate e non motivate, il nocciolo del problema diventa produrre le risorse di cui si ha bisogno. Con il progredire di Ultimates l’ottica si sposterà infatti in un primo momento verso la lotta fra il metaumano, frutto del caso o di uno scherzo dell’evoluzione, contro il postumano, frutto di una volontà e di una fredda consapevolezza volta ad affermare la propria superiorità su di una nuova tecnologia a portata di mano. In un secondo momento si arriverà allo scontro diretto fra postumano e postumano, trattati nientedimeno che alla stregua di nuova strumentazione bellica. Si comincia a dar per assodati i concetti di post e transumanesimo tanto da utilizzarli e confrontarli direttamente sia con quelli alla base del supereroe classico sia con il loro impatto “realistico” su di un’eventuale società moderna.
Un personaggio molto importante per le tematiche transumane e postumane nei fumetti è senz’altro Iron Man: il supereroe tecnologico per eccellenza. Tony Stark è un normale essere umano che deve utilizzare il suo genio e le sue stupefacenti competenze tecnologiche (incarnati nell’armatura di Iron Man) per rimanere al passo con i colleghi metaumani. Si capisce che la fantascienza quindi gioca ed ha sempre giocato un ruolo fondamentale su questa testata. Essendo però Iron Man allo stesso tempo ben radicato nell’universo Marvel spesso e volentieri la sua funzione da supereroe travalica e schiaccia quella di futurista. Probabilmente è proprio su questa testata che comunque per la prima volta si parla in modo chiaro di Singolarità. In un ciclo di quattro numeri, intitolato proprio Singolarità (Iron Man, Marvel Comics, 2004 – Marvel Italia, 2005), Pepper Potts, la fidata assistente di Stark, svela al marito (Happy Hogan) che il mondo sta cambiando, che presto gli esseri umani diverranno obsoleti e tutti avranno superpoteri derivati dalla tecnologia Stark, proprio per questo quindi Tony ha creato una backdoor per disattivarla nel caso il processo potesse avvenire secondo modalità errate. Molto grezzo come pensiero e soprattutto collocato in una storia che di singolare e transumano avrà si è no due battute ma la dimostrazione comunque che un autore di nessun spessore e completamente allineato al mercato come Mark Ricketts ritiene di poter parlare della cosa al lettore medio e di esser capito. Presto sulle pagine di Iron Man i lettori saranno davvero messi alla prova da ben altro, considerato che, in vista dell’uscita del film, si è deciso di chiamare un nome importante per svecchiare il personaggio: Warren Ellis.
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