Il virus dilaga

“Halo: your world…only better…”(Wildcats 3.0)
Fino a ora abbiamo seguito i punti salienti di un fenomeno abbastanza ristretto che comincia solo in questo momento a dilagare sul mercato anglofono e che da qui in poi sarà sempre più diffuso ed esteso. Cosa ricordare di questi ultimi anni?

Grant Morrison si dà a scenari apocalittici nei confronti della razza umana nella sua gestione di X-Men (New X-Men, Marvel Comics, 2001 – Marvel Italia, 2002). I mutanti si stanno moltiplicando a vista d’occhio e gli umani normali, baselines, cominciano a manifestare il gene che li porterà all’estinzione per lasciare il mondo in mano ai metaumani. In alcune sfumature ricorda qualche tematica legata al transumanesimo ma solo alla lontana e comunque non è nulla i più di quanto aveva provato Alan Moore con ben migliori risultati.

Un piccolo gioiello è invece Wildcats 3.0 (Wildcats 3.0, Wildstorm – DC Comics, 2002 – Magic Press, 2003), uscito sempre per la Wildstorm, cominciato da Joe Casey nel 2002. Questo affermato sceneggiatore, che ha lavorato sulla testata di Superman poco dopo Joseph Kelly ed al prosieguo di Authority dopo la dipartita di Warren Ellis (comunque probabilmente conosciuto in casa Wildstorm mentre curava la sceneggiatura di Gen 13), ha sempre avuto dall’inizio della carriera la passione per la fantascienza, tanto che le sue storie più belle (come Automatic Kafka) si svolgono proprio in questo ambito ma per la terza edizione della più famosa e storica testata Wildstorm deve escogitare qualcosa di geniale. Avendo curato anche le storie di chiusura della sezione precedente, Casey riesce a trasformare alcuni dei fattori limitanti insiti nella struttura di un fumetto prettamente supereroistico negli elementi di libertà che gli sono necessari per costruire un nuovo contesto narrativo. I Wildcats erano nati come una piccola unità combattente nata per partecipare alla guerra segreta fra Cherubini e Demoniti, due razze aliene che hanno accompagnato la storia dell’umanità fin dagli albori. Il loro creatore e finanziatore è Lord Emp (al secolo Jacob Marlowe), un potente ed immortale cherubino alla guida della Halo Corporation. Durante la loro relativamente lunga vita editoriale i membri del gruppo scoprono di star combattendo una guerra finita da almeno un millennio nella madrepatria e ritornati sul nostro pianeta si sciolgono per cercare ognuno la propria strada. Una nuova minaccia dovuta alle armi aliene lasciate incustodite sulla Terra porterà i loro destini a convergere ancora una volta e sempre sotto la guida di Emp per debellare anche questo pericolo. Questo può essere un piccolo e frettoloso riassunto di quello che si trova in mano Casey sulla fine della seconda serie della testata. Come cominciare qualcosa di nuovo? Semplicemente eliminando il vecchio. Casey scioglie il gruppo ancora una volta, cancella anche i rimasugli dell’antica guerra fra alieni ed alla fine della serie trova pure un modo elegante per togliere di mezzo Lord Emp che, prima di ascendere verso un’esistenza di pura energia, nomina come erede la sua guardia del corpo robotica (Spartan) chiedendole di rimanere fedele al suo sogno di un mondo migliore. Qui comincia la versione 3.0 in un’ottica completamente diversa. Infatti nel nuovo fumetto assistiamo all’interpretazione che un’evoluta intelligenza artificiale aliena dà di mondo migliore.

William Gibson
William Gibson

Il contesto diventa molto simile a quello trovato in Accellerando di Charles Stross o con quanto si intravede dagli ultimi romanzi di William Gibson, siamo in un mondo molto attinente al reale che potrebbe cominciare a muoversi verso la Singolarità. Jack Marlowe (Spartan) s’innesta in questa cornice spingendo a tavoletta l’acceleratore proprio verso la Singolarità in questione utilizzando allo scopo, con una dimestichezza ed una sottigliezza magistrali, tutte le risorse a sua disposizione come, in primo luogo, la Halo Corporation. Assistiamo ad una vera e propria guerra senza esclusione di colpi, in cui una megacorporazione tenta di prendere il controllo sia diretto che occulto del pianeta assorbendone i mezzi di comunicazione, influenzandone il mercato, manipolandone l’opinione pubblica  e le strutture politiche. In contemporanea La Halo comincia a commerciare in derivati dell’avanzatissima tecnologia aliena dei Cherubini. Batterie che non si esauriscono, automobili che non hanno bisogno di carburante, computer sempre connessi e praticamente eterni a prezzi accessibili per ognuno saranno elementi a breve termine di monopolio commerciale ed a lungo utilizzati per minare proprio le basi di quella società di cui Marlowe si vuole impadronire. Un’ottica complessa ed a doppio binario volta ad utilizzare al meglio gli elementi costitutivi di quanto si vuol trasformare per catalizzare la trasformazione stessa. Emerge ancora una volta, come nello Stormwatch di Ellis, che uno dei fondamentali fattori, certamente non l’unico, per indirizzare l’uomo vero nuove dinamiche relazionali consiste nel liberarlo dai bisogni materiali, sulla cui soddisfazione ha basato la struttura della civiltà moderna. Considerazioni non molto dissimili dalle politiche demarchiste illustrateci da Alastair Reynolds nell’universo di Revelation Space o dalle basi su cui si fonda la Cultura di Banks o ancora alle cornucopie fornite dall’Eschaton (in Charles Stross) ai profughi che lui stesso ha  distribuito per la Galassia.