Scorrendo da Shirow alle recenti offerte del mercato giapponese, per dare un assaggio del contemporaneo, non si può far a meno di notare una giovane promessa: Tsutomu Nihei. In Blame!, il fumetto apocalittico che lo ha portato al successo alla fine degli anni ‘90, il protagonista si muove in un cupissimo scenario in cui incubi biologici sono rimasti come ultime vestigia dell’umanità. Il come ciò sia avvenuto viene spiegato appena due anni addietro con l’uscita di Biomega (Biomega, Kodansha, 2004 – Panini Comics, 2007), quello che per Nihei potrebbe passare per un prequel. Il tentativo della DRF (Data Recovery Foundation) e dell’alleato Dipartimento della Salute Pubblica di mutare l’intera umanità grazie ad un virus ricombinante rinvenuto su Marte viene contrastato dalla coppia Zouichi Kanoe e Fuyu Kanoe, rispettivamente un essere umano artificiale e la sua AI al servizio delle Industrie Pesanti Toha. Abbiamo di fronte quindi un vero e proprio tentativo, decisamente non riuscito, di costringere un’evoluzione transumana, quasi una Singolarità biologica, in una non pronta razza umana contrastato da esseri che di umano hanno solo l’aspetto. Presto, nella Terra devastata dalle conseguenze del virus N5S, i comuni esseri umani dovranno segregarsi ed adeguarsi ad una realtà in mano ad esseri che li stanno velocemente soppiantando in un orribile processo in cui vediamo concretizzarsi tutte le possibili paure evocate da una logica postumana. Come per il mercato americano il processo di assorbimento della cultura postumana si è verificato lentamente e gradualmente ma con ripercussioni profonde, nell’area di cultura orientale (più specificatamente nipponica) sembra esser stato assimilato così velocemente da rimbalzare su di una soluzione immaginifica già satura degli elementi costituenti introdotti. In alcuni casi compresi pienamente e con una lucidità estrema ma in troppi relegati (basti pensare ad Alita) nemmeno ad uno sfondo intravisto fra innumerevoli scontri.