Ballard che con la sua consueta ironia riprende i ragazzi assassini del Pangbourne Village e li trasporta in Francia, in una meravigliosa Eden-Olympia liberamente ispirata a quelle “enclave di lusso sulle colline che si innalzano alle spalle della Croisette”. Passati diversi anni i ragazzi sono diventati senior-manager, ma soffrono di gravi disturbi come affezioni respiratorie e alle vie urinarie, ascessi alle gengive… Una situazione che pregiudica la loro produttività presso le grandi multinazionali dove lavorano e che urge di un rimedio immediato. La situazione viene risolta con l’aiuto di Wilder Penrose, medico-psichiatra e padre-padrone della città che curerà i suoi assistiti con “piccole dosi di follia”. Una cura funzionante per il perverso meccanismo del profitto aziendale e assolutamente adatta a rinvigorire le menti dei “troppo sani” ballardiani. “Eden-Olmpya – conclude Di Vittorio - è una specie di comunità terapeutica rovesciata: invece di neutralizzare i conflitti per far meglio funzionare l’istituzione, la violenza è costantemente evocata e utilizzata come tassello centrale di un nuovo e più sofisticato progetto ecologico votato all’autoconservazione della forma di vita di liberale”. Non è più tempo dei folli gesti giovanili così le piccole dosi di follia subentrano nella quotidianità: pedofilia, furti, pirateria stradale, ecc. Si sceglie di vivere per salvare il proprio capitale umano.
La biopolitica in James Ballard
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