Quando sui quotidiani si parla di "buco nero" in genere si fa riferimento a un luogo non meglio identificato nel quale finiscono soldi di finanziamenti pubblici. Il nuovo acceleratore del CERN di Ginevra, detto LHC, Large Hadron Collider, soldi ne ha inghiottiti parecchi - sei miliardi di euro - ma in questo caso il buco nero di cui si parla è del tutto fuori dalla metafora.

L'acceleratore è in grado di far scontrare particelle atomiche a velocità tali da generare temperature superiori a un trilione di gradi Celsius, simulando le condizioni alla nascita dell'universo. Si tratta di uno degli esperimenti più ambiziosi di tutti i tempi, finanziato da ben 20 paesi europei e dagli Stati Uniti.

Secondo alcuni scienziati, tra i quali il chimico tedesco Otto Rossler, della Eberhard Karls University, l'esperimento comporta un rischio non irrilevante che venga generato un buco nero; il quale alimenterebbe se stesso crescendo in modo inarrestabile e finendo per "divorare" l'intero pianeta entro quattro anni. Un gruppo di oppositori, guidati da Markus Goritschnig, ha chiesto alla corte di Strasburgo di bloccare l'esperimento, ma la sentenza è stata contraria e ha dato il via libera.

"Questi scenari apocalittici non hanno alcun riscontro reale" dice il presidente dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare Roberto Petronzio. "Da Lhc non arriva nessun pericolo. L'allarme lanciato è basato su congetture e ipotesi e non su riscontri reali". Stessa posizione anche per il presidente del Cnr ed ex direttore generale del Cern Luciano Maiani: "L'esperimento è da considerare a rischio zero, relativamente a quanto quest'espressione possa essere utilizzata in fisica: è stato giusto porsi il problema ma esso non ha un fondamento tale da indurre preoccupazioni".

L'acceleratore è il più grande mai costruito. Ha una circonferenza di 26 chilometri (ma anche il LEP aveva una circonferenza analoga) e può lanciare particelle atomiche 11.245 volte al secondo prima di farle scontrare una contro l'altra a una temperatura 100mila volte più alta di quella del nucleo solare. Lo scopo è individuare le particelle chiamate bosoni di Higgs, giudicate responsabili di avere dato massa, ovvero peso, a ogni altra particella esistente.