

Fortemente ispirato dalla Matrice Spezzata di Sterling si dimostra il gallese Alastair Reynolds, uno dei giovani scrittori di cui parlavamo sopra, impostosi all’attenzione del pubblico e della critica nel 2000 e autore da allora di una saga che spazia nel futuro dell’umanità per uno spettro temporale di circa 400 secoli. La sua è una space opera dai tratti decisamente personali, che si contraddistingue per i toni cupi e per un certo rigore a cui non deve essere stata estranea la sua esperienza lavorativa come ricercatore per l’Agenzia Spaziale Europea.

Air: Or, Have Not Have di Geoff Ryman (2005) è uno dei testi-chiave della cosiddetta Mundane SF, un sottogenere promosso dallo stesso Ryman per promuovere un approccio “pratico” al genere, eliminando tutto l’improbabile e l’impossibile (alieni, viaggi iperluce, salti nel tempo, e così via). Nella sua fedeltà alla linea, questo romanzo tradisce qualche spunto transumanista degno di nota, incentrato com’è sul confronto/scontro tra passato e futuro, tra tradizione e progresso. La storia si svolge in uno scenario tecnologicamente molto intrigante, con una rete di comunicazione globale basata sul calcolo quantistico e integrata nelle menti stesse degli utenti. Kizuldah è un minuscolo villaggio del Karzistan, in cui la gente vive ancora in modo tradizionale, dividendosi tra un’intensa attività agricola e il lavoro manuale tipico della campagna. La TV è arrivata a mala pena nel villaggio, ma un giorno i cittadini di Kizuldah e del resto del mondo sono sottoposti ad una prova: sperimentare un sistema di comunicazione che usa la tecnologia quantica e che si chiama Air. L’obiettivo è impiantare un equivalente di Internet nelle menti di tutti i cittadini. A Kizuldah, durante il test, la mente di Chung Mae viene casualmente integrata nel sistema di comunicazione virtuale dopo essere stata prima impiantata nel corpo di una donna morente. Mae, inizia così la sua disavventura, perché sarà l’unica che potrà dimostrare che il sistema di comunicazione Air è potenzialmente dannoso per tutta l’umanità.
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