Uno scenario, come si può intuire, rutilante e di ampio respiro, che riprende il motto clarkiano della tecnologia tanto progredita da sconfinare nella magia per contaminare la space opera con la fantasy, e che non mancherà di fare sentire la sua influenza negli anni successivi. D’altro canto McAuley aveva già dato prova della sua dimestichezza con l’hard sci-fi in Marte Più (Red Dust, 1993, pubblicato in Italia sempre dalla Nord), un planetary romance di terraforming marziano, in cui convivevano proiezioni futuristiche delle più promettenti tecnologie embrionali del momento: intelligenze artificiali, coscienze digitali, realtà virtuali, biotecnologie e nanotecnologie. Incentrato sulle biotecnologie e la genetica è invece Fairyland (idem, 1995, pubblicato in Italia dalla Nord nella collana Cosmo Serie Argento), in cui le Bambole, surrogati sintetici dell’umanità costretti a ingegnose forme moderne di schiavismo, finiscono al centro di una cospirazione di vasto spettro per sovvertire l’ordine mondiale.


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