Da uno spunto molto simile parte anche l’acclamata trilogia di Andy e Larry Wachowski, dedicata all’ultimo sforzo di riscattare l’umanità dalla gabbia elettronica della prigionia sotto le macchine.
Oltre l’orizzonte
Il Giappone è forse la cultura al mondo che con maggiore pervicacia ha recepito le folgorazioni del cyberpunk. Non sorprende quindi che proprio dal Sol Levante sia arrivata forse l’opera di maggiore impatto degli ultimi tempi, oggetto di un vero e proprio culto, al punto da richiamare l’attenzione dei selezionatori del prestigioso e raffinato Festival del Cinema di Cannes.
Ghost in the Shell è un prodotto che mescola poliziesco e fantascienza con un forte background filosofico. Nato nel 1991 come manga, creato, scritto e disegnato da Masamune Shirow, negli anni Ghost in the Shell si è imposto come un fenomeno di costume, portato sul grande schermo dal veterano Mamoru Oshii con due titoli prodotti dalla I.G. (Ghost in the Shell e Ghost in the Shell: Innocence) il secondo dei quali in associazione con lo Studio Ghibli di Miyazaki, a cui hanno fatto seguito le due serie animate Ghost in the Shell: Stand Alone Complex e il lungometraggio Ghost in the Shell: Stand Alone Complex Solid State Society, diretti da Kenji Kamiyama, e addirittura quattro romanzi (senza contare le novelization…).
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