Per quanto si associno agli scienziati logica e ragionamento, asettici laboratori e compassati studiosi in camice bianco, anche in questa categoria esiste una percentuale, per quanto piccola, di spericolati.
Se poi si sceglie la geologia come campo di studio la percentuale cresce, questi studiosi rivendicano con orgoglio uno spirito avventuroso, speleologi e glaciologi sono gente abituata a scendere in cavità tenebrose o a immergersi attraverso crepe nel pack.
Se però si parla di vulcanologi si va forse troppo oltre anche per un geologo, camminare su un lago di lava o calarsi dentro un cratere fumante, sono cose che un umano normale, attaccato alla vita, di solito evita con cura.
Certamente studiare queste immense montagne che sputano fuoco è eccitante, ma leggere un libro dedicato ai vulcani può essere altrettanto emozionante?
Leggendo Krakatoa, saggio di Simon Winchester, sembrerebbe proprio di si, la cronaca della più devastante eruzione dell'epoca storica è avvincente come un romanzo, fornendo nel contempo una notevole massa di informazioni scintifiche rigorose.
Il 27 agosto del 1883 il vulcano Krakatoa, posto nello stratto di Sonda, quasi a metà strada tra Giava e Sumatra, arrivò allo stadio terminale di una serie di eruzioni.
L'acqua dell'oceano irruppe, attraverso la struttura collassata del vulcano, nella camera magmatica, vaporizzando istantaneamente e provocando un'esplosione che distrusse l'isola, scaraventandone i resti polverizzati nella stratosfera e generando un'onda di 35 metri, uno tsunami che, alla velocità di 100 chilometri all'ora spazzò via 36.000 vite umane.
Qualche ora più tardi, James Wallis, capo della polizia dell'isola di Rodriguez, a 5.000 chilometri a ovest da Krakatoa, annotò di aver udito un suono simile al rombo di cannoni lontani, il funzionario aveva appena udito il più forte suono emesso nella storia dell'umanità.
La vicenda colpì l'opinione pubblica, il pittore inglese William Ashcroft dipinse oltre 500 illustrazioni degli spettacolari tramonti provocati dalle ceneri vulcaniche nei quattro anni successivi all'eruzione, e ancora nel 1969 questa ispirò un film, Krakatoa est di Giava (Krakatoa Est of Java), che ottenne un oscar per gli effetti speciali, nonostante il vulcano si trovasse a ovest di Giava.
L'autore intreccia alla vicenda dell'eruzione, di per sé abbastanza intrigante, quella degli studi successivi, come la scoperta di Alfred Wallace, che nel 1859 identificò due differenti sistemi ecologici nella zona circostante il vulcano, uno preesistente all'esplosione, un altro nato dove la gigantesca pialla dello tsunami eliminò tutte le forme di vita.
Anche le figure dei padri della teoria della tettconica a zolle, Alfred Wegener e Tuzo Williams, sono tratteggiate con abilità, le spiegazioni su argomenti come vulcanesimo, terremoti e formazione delle montagne vengono fornite in modo accattivante, risultando comprensibilissime anche per chi non è addentro ai misteri della geologia.
Più debole la parte storica, la tesi di Winchester, che fa risalire agli effetti dell'eruzione la nascita della rivolta islamica al dominio olandese non convince del tutto.
In definitiva un saggio scientifico consigliatissimo per chi volesse accostarsi alla vulcanologia e desiderasse un'opera appassionante e molto documentata.
Se poi vi verrà voglia di andare a camminare sulla lava vuol dire che era destino, vi faccio i miei migliori auguri e declino ogni responsabilità.
Alla fine va detto che attualmente un piccolo vulcano, emerso nel 1930 e chiamato Anak Krakatoa (figlio del Krakatoa), sta crescendo dove una volta sorgeva il Krakatoa, una minaccia che prima o poi causerà un altro cataclisma.
Ma a questo ci penseranno i nostri discendenti.
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