Javier Grillo-Marxuach ha sicuramente del talento da vendere.
Con quel nome degno di una spalla comica di un fumetto pulp, la faccia paffuta e simpatica ti aspetteresti di trovarlo in camicia hawaiana a sorseggiare margaritas in una spiaggia della sua nativa Puertorico. Invece la spiaggia che lo ha consacrato come autore è quella ben più famosa e misteriosa dei naufraghi di Lost di cui è stato uno tra gli sceneggiatori principali e che gli è valsa pure un gradito Emmy.
Il suo Middleman è un progetto che viene da lontano: nato come idea per una serie televisiva, gli vennero più o meno sbattute tutte le porte in faccia. Ma l'autore portoricano, che è evidentemente uno che non demorde facilmente, trasformò con successo il progetto in una serie a fumetti edita dalla la Viper Comics, una caparbietà che è stata evidentemente premiata visto che dopo tre anni ecco Middleman ritornare dalla porta principale della ABC Family con una stagione composta da 10 puntate.
La storia è quella di una giovane aspirante artista Wendy Watson, interpretata dalla quasi debuttante Natalie Morales, che viene reclutata da un agenzia segreta gestita dal misterioso Middleman (Matt Keeslar) che è specializzata nel risolvere "problemi esotici".
In questo Pilot per esempio un gorilla super-intelligente sfugge da un laboratorio super-segreto con la malcelata e balzana aspirazione di diventare il nuovo padrino della mafia italiana. Per conseguire il suo obbiettivo si lascia una lunga scia di sangue delle famiglie concorrenti in una girandola di citazioni che vanno dal Padrino a Scarface passando per Quei bravi ragazzi di Scorsese.
Personaggi fuori dalle righe, battute brillanti e sarcastiche che si abbattono sullo spettatore come la raffica di un mitragliatore automatico, situazioni assurde e grottesche, citazioni all'ennesima potenza di tutto ciò che è cultura o sottocultura Pop: questi sono gli ingredienti base messi nel grande frullatore di Middleman.
A rileggere quanto ho appena scritto sembra che io stia parlando di Pushing Daisies, questo è il paragone televisivo che salta subito agli occhi, ma la creatura di Brian Fuller ha un garbo, un equilibrio e un senso del gusto che sono completamente asssenti in Middleman dove tutto è esagerato, senza limite: mentre Fuller tratteggia i propri personaggi col pennello Javier Grillo-Marxuach usa direttamente la mannaia.
Può darsi che Javier Grillo-Marxuach abbia avuto per questo Pilot una sorta di ansia da prestazione e si sia trovato quindi a strafare buttando senza troppo criterio nel frullatore di tutto e di più.
Capisco che a qualcuno possa anche piacere di essere devastato, stordito senza sosta da infinite battute e citazioni, ma secondo me la differenza che intercorre tra un buon telefilm e uno che invece potrebbe esserlo risiede proprio nella gestione del ritmo e dei tempi.
La speranza è che nelle prossime puntate la serie cominci a trovare un suo equilibrio, perché Middleman è carino e ha buone potenzialità, ma le tante (forse troppe) idee vanno gestite in maniera decisamente diversa.
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