Scarichi file pirata? Tre ammonizioni, poi via dalla rete. Per sempre. Si configura così in sostanza il binario sul quale l'Unione Europea sta discutendo in questi giorni in materia di copyright e file sharing, l'annosa questione che divide o mette d'accordo tutti a seconda se si tratti di major dell'industria dell'entertainment o di "semplici" utenti-scarica-consumatori.
Non è questo il primo tentativo politico di regolamentazione sulla rete e affini. Un simile procedimento era già stato bocciato dall'UE ad Aprile di quest'anno, per non citare i capolavori di casa nostra come la legge sulle immagini a bassa risoluzione e la (poi colata a picco col precedente governo Prodi) legge sulla tutela dei minori (news magazine/notizie/10342).
Ovviamente neanche questa volta mancano sentite opposizioni, la Foundation for a Free Internet Infrastructure contesta l'idea, proposta sempre nella legge all'ordine del giorno, di creare delle commissioni governative atte a convalidare i programmi che potranno legalmente circolare per la rete. Un "Soviet internet" (così è stato definito) che potrebbe significare la fine di molti programmi anche popolari.
Accertare poi quali contenuti scaricati da qualsivoglia utente del globo siano illegali o meno richiederebbe una capacità di filtraggio da parte dei provider a dir poco fantascientifica, in particolare se si utilizzano canali criptati, per esempio tramite Skype.
Quello che ci si potrebbe chiedere a questo punto è: riuscirà mai la classe politica formata ancora per lo più da non-naviganti-videogiocatori-blogger a legiferare giustamente in materia? Non sarebbe più saggio riconoscere la (involuta ma presente) incompetenza e chiedere aiuto in maniere più diretta a esponenti del settore?
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